Quest'anno ha festeggiato 60 anni esatti dalla sua “promessa” scout: il gesuita padre Federico Lombardi, portavoce vaticano dal 2006, per ben 15 anni assistente del Masci, è stato lo sponsor di quest'udienza inedita. Visibilmente commosso, ha intrattenuto i 7 mila sottolineando come il vocabolario di Papa Bergoglio contenga molte espressioni tipiche dello scautismo: “La prima parola è uscita – ha detto – ma lasciare il posto sicuro per l'avventura è proprio delle uscite fin dal branco o dal reparto”. Anche Giovanni Paolo II in un'udienza agli scout aveva invitato a “prendere il largo”, ma questo Papa ci chiede una “Chiesa in uscita, non autoreferenziale, protesa alla missione”.
Seconda parola: camminare è una parola chiave indicata nella prima omelia alla Cappella Sistina. “Camminare insieme” come Chiesa sinodale, come dice anche la canzone scout “Insieme abbiamo marciato un dì”. Attenzione, andare, fare strada, “da pellegrini però non da erranti”. “Noi non sappiamo dove andremo come gli erranti, ma sappiamo invece che lo Spirito del Signore ci accompagna con sicurezza. Questa è la Chiesa di Francesco, questo è lo scoutismo italiano”.
Sorpresa è la terza parola: “Quando si cammina, si scoprono via via sempre cose nuove. Nei miei anni di Masci si parlava sempre di formazione permanente, ovvero della volontà di formarsi sempre in tutto il tempo che il Signore ci dà. La strada può essere sempre nuova, perchè il nostro è il Dio delle sorprese. Se pensiamo di sapere già tutto, non abbiamo capito niente. Dio ha sempre qualcosa da dirci e da chiederci”.
Infine, servizio. “Uno scout sa bene che tutta la sua vita è servizio alla parrocchia, alla città – spiegava padre Federico – tanto che uno dei primi gesti del Papa è stato lavare i piedi ai giovani carcerati”.
“Lui non parla di un servizio che viene dall'alto, proprio di chi si sente superiore. Ma un servizio che vuole stare con l'altro, vicino, incontrarlo al suo livello. Se fai l'elemosina, devi guardare quella persona negli occhi: in lui incontri la carne di Cristo. Dobbiamo usare misericordia – misericordiando, secondo la nuova parola inventata dal Papa stesso – e cercare che il nostro servizio sia sempre fatto col cuore”.
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