“Anche noi siamo stati profughi…”

L'amarezza del vescovo Muser: “Molti sono insensibili al grido di altre persone”

Bolzano – “Migranti e rifugiati non sono pedine sullo scacchiere dell’umanità. Si tratta di bambini, donne e uomini che abbandonano o sono costretti ad abbandonare le loro case per varie ragioni…”. Il vescovo Ivo Muser cita la frase di papa Francesco (tratta dal Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato) in una sala della casa Freinademetz, che la diocesi di Bolzano-Bressanone mette a disposizione della Caritas per farne un centro di accoglienza per “persone in emergenza abitativa”. Tra queste otto appartengono alla categoria dei “profughi”, di cui molto si parla e poco si sa. È uno dei motivi per cui è stata convocata una conferenza stampa che vede al tavolo dei relatori, oltre al vescovo, il presidente della Provincia Arno Kompatscher e l’assessora agli Affari sociali Martha Stocker. Modera e risponde alle domande più tecniche (e insidiose: “Perché la Provincia non partecipa al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati?”) Luca Critelli, direttore della ripartizione Politiche sociali.

Le cifre del fenomeno le dà l’assessora Stocker, che descrive le due situazioni esistenti nell’accoglienza profughi: quelli che arrivano direttamente in Alto Adige, fanno richiesta di asilo e vengono accolti nelle strutture; quelli che sbarcano nel Sud d’Italia e vengono distribuiti dallo Stato tra le Regioni in base alla consistenza della popolazione. Per accogliere i richiedenti asilo sono attualmente a disposizione in provincia la caserma ex Gorio (capacità 186 posti) e la struttura Conte Forni (28 posti), gestite dall’associazione Volontarius, la casa Sara (24 posti) e la casa Arnika (a Merano, 60 posti) amministrate dalla Caritas.

Nel suo intervento il vescovo spiega che non si è lì a chiedere genericamente aiuti alla popolazione, ma a ribadire la natura della presenza del cristiano nel mondo. “La carta d’identità del cristiano è la solidarietà”. Parole chiare che lasciano poco spazio ai se e ai ma. Non c’è margine nemmeno per quella che il papa, da Lampedusa, ha chiamato “globalizzazione dell’indifferenza”. Eppure, dice il vescovo, “per molti le barche naufragate e gli uomini annegati sono diventati spaventosamente quotidiani. Sì, molti sono insensibili al grido di altre persone”. “Oggi non esiste soltanto la paura nei confronti dello straniero, ma spesso addirittura indifferenza e rifiuto, che possono arrivare al disprezzo”, ha aggiunto, dicendosi personalmente ferito dalle molte espressioni di odio che appaiono ogni giorno sui social network. Caloroso l’appello ai mass media a dare il loro contributo ad elevare il livello dell’informazione.

Arno Kompatscher si richiama anche alla storia locale, al periodo delle Opzioni “che 75 anni fa ha visto la nostra gente nella situazione che vivono oggi i profughi”, alla ricerca di “un punto di approdo anche temporaneo dove si spera di trovare un aiuto”. Il Presidente ribadisce la necessità “di non chiudere gli occhi” e conferma l’impegno della Giunta provinciale. “Dobbiamo, anzi vogliamo e dobbiamo fare la nostra parte”, dice.

Oltre l’appoggio di chi già opera nel settore, il prossimo passo sarà la creazione di un centro di accoglienza “a bassa soglia” per le persone che la gendarmeria austriaca respinge al valico del Brennero.

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