Le minoranze ritengono insufficienti le modifiche proposte per sbloccare il muro contro muro. E il presidente Rossi accetta di sospendere la discussione
Da una parte si dice che “le minoranze non sono venute meno alla loro posizione di ostruzionismo”, dall'altra che “la maggioranza si è irrigidita nella propria impostazione”. Interpretazioni opposte, come spesso avviene in politica nel caso di posizioni alternative e come si è verificato in sei giorni di dibattito in Consiglio provinciale sul disegno di legge cosiddetto “antiomofobia”.
Pro e contro, riassunti da Vita Trentina nel numero scorso, si sono riconfermati lunedì 29 settembre al ritorno in aula per l'esame degli emendamenti del testo (titolo completo: “Interventi di contrasto delle discriminazioni determinate dall'orientamento sessuale, dall'identità di genere o dall'intersessualità”) che raccoglie alcune istanze del comitato popolare Firmalove (Arcigay ed Arcilesbica, con circa 7 mila firme di cittadini trentini) in un testo unificato e poi emendato dalla maggioranza (PD, Patt, Upt con la firma di Bottamedi, Gruppo Misto) all'approdo in aula.
Ci ritornerà solo nei primi mesi del prossimo anno, dopo la sospensione richiesta dal presidente della Giunta Ugo Rossi a nome della maggioranza (ha votato contrario il primo firmatario Mattia Civico, si è astenuto il pentastellato Filippo Degasperi), condivisa dalle opposizioni nel pomeriggio di martedì 30 settembre. Tutto rinviato al gennaio 2015, dunque, anche l'acceso (ma civile) dibattito dipanatosi nei primi cinque giorni d'aula con i proponenti a motivare le finalità della norma e chiedere di “arrivare al voto” e le opposizioni a prendere tempo, argomentando più di 1250 emendamenti nel tentativo di bloccare l'impostazione attuale del ddl.
IL COMUNICATO DELLE OPPOSIZIONI
“Una legge così non la voteremo mai”. L'hanno spiegato anche a voce martedì in conferenza stampa gli otto consiglieri di opposizione (Borga, Viola, Giovanazzi, Fasanelli, Fugatti, Bezzi, Simoni e Civettini), uniti nel mettere nero su bianco la loro contrarietà e la richiesta di sospendere il disegno di legge “per permettere al Consiglio di occuparsi di cose senz'altro più importanti”. Nel comunicato stampa si ribadisce la contrarietà ad ogni discriminazione, ma la richiesta di “una rivisitazione generale dell'impianto del disegno di legge”. Avrebbero tenuto buono solo l'art. 8 e in generale “interventi a supporto di eventuali situazioni individuali di disagio”.
Per il resto, come ha detto Rodolfo Borga, firmatario di gran parte degli emendamenti, “non condividiamo l'impostazione di fondo di questa legge che è ispirata da quella rivoluzione antropologica che vuole minare la famiglia tradizionale” e arrivare a sancire nuove forme di convivenza, “fino al matrimonio omosessuale”, come ha detto il leghista Maurizio Fugatti.
LA PROPOSTA DELLA MAGGIORANZA
Nella giornata precedente la maggioranza ci aveva provato – dopo gli emendamenti apportati a seguito anche dell'intervista dell'Arcivescovo Bressan a Vita Trentina – sottoponendo ulteriori proposte di modifica del testo concordate con Paolo Zanella (firmatario della proposta popolare) nella disponibilità a far cadere numerosi emendamenti e ridurre drasticamente i tempi del dibattito.
In particolare veniva inserito già nel primo articolo un riferimento al fatto che “il ddl riconosce l'importanza della famiglia e della genitorialità nel rispetto dei principi e dei diritti previsti dagli art. 2,3, 29, 30 e 31 e 37 della Costituzione, ne promuove la tutela e il benessere secondo quanto previsto dalla legge provinciale 2 marzo 2011 numero 1”. Si prevedevano anche “percorsi di corresponsabilità con le famiglie per rendere effettivi i principi previsti” e si valorizzava “l'apporto di organismi del terzo settore”.
LA REPLICA E IL RINVIO
Anche questa proposta veniva giudicata insufficiente dalle opposizioni. “Dovrebbe accorciare la distanza ma invece la allunga”, osservava Nerio Giovanazzi, mentre Walter Viola riteneva che l'impianto della normativa non venisse scalfito da generici riferimenti alla famiglia.
A questo punto, è stato il presidente della Giunta Ugo Rossi a proporre la sospensione della trattazione visto che “le proposte non hanno cambiato l’ostruzionismo” e in considerazione delle scadenze, come la riforma istituzionale e la manovra di bilancio. Il primo firmatario Mattia Civico, dopo aver letto quali erano state le ultime proposte avanzate, ha chiarito che si tratta di un “cambiamento di strategia, non di linea politica” e che “testi nuovi, altri percorsi potranno esserci ma solo all’interno del solco entro il quale intendiamo rimanere”. Dall’altra parte, Borga ha ribadito che “se non cambia l’impostazione della legge, la battaglia riprenderà da dove si è interrotta”. “Su certi valori – ha dichiarato Walter Viola – rimarremo fermi sulle nostre posizioni. Se ci sono proposte nuove saremo pronti a prenderle in considerazione. Su temi del genere è auspicabile l’incontro ma con argini precisi”. Nei prossimi giorni, la conferenza dei capigruppo fisserà il nuovo calendario dei lavori.
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