C’era una volta agosto, il mese delle cartoline…

Un panorama per inviare i saluti estivi. Oggi con il telefonino spesso si fanno spedizioni multiple, a liste di persone

C’era una volta agosto, inteso come il mese delle vacanze, come il mese delle cartoline. Quando si arrivava in un posto – che fosse mare, montagna, città d’arte o paesino sconosciuto – una delle prime incombenze era proprio quella di andare a comprare le cartoline e i francobolli. Scrivere le cartoline, nelle ore del riposo, richiedeva impegno e attenzione. Così come, in famiglia o in gruppo, ricordarsi di farle firmare a tutti, a volte cosa non proprio semplice. Le cartoline facevano parte della liturgia delle vacanze: era il modo per dire “ci siamo ricordati di te”. Nelle case dove ancora non c’erano le grandi televisioni che occupano mezza parete, finivano sistemate in cucina lungo i bordi delle credenze. Portavano colore, facevano entrare il mondo nelle case, erano testimonianza di un affetto. Rimanevano lì, non finivano subito nel cestino di WhatsApp.

A Trento, nel palazzo di Poste Ferrovie, ad agosto c’erano centinaia di grandi contenitori rossi (quelli in plastica che venivano usati anche in campagna per le vendemmie), pesantissimi perché pieni di cartoline, sistemate con cura per non sprecare spazio. Vagoni di cartoline che venivano smistate una ad una, per lo più a mano perché ancora il sistema automatico non era ben calibrato e gran parte della corrispondenza era privo di codice postale. Arrivavano a sacchi: dalla val di Fassa, da Riva del Garda, dalla Rendena, dalle città (Trento e Rovereto), dai laghi della Valsugana, dai centri della villeggiatura termale. Le immagini erano più o meno sempre le stesse, non c’era grande fantasia nello stampare le cartoline anche se erano per lo più scatti d’autore. Instagram doveva ancora arrivare.

Chi le smistava era colpito dalla grafia: si riconosceva quella della persona anziana e quella del bambino, quella ordinata e quella che evidenziava una certa fretta nello scrivere. Una personalizzazione dello scrivere che le tastiere hanno cancellato. Le cartoline non avevano alcuna precedenza e dunque avevano tempi di consegna incerti e quando arrivavano non pagavano mai lo scotto di arrivare fuori tempo massimo. Erano gradite, sempre e in ogni caso. Oggi, le cartoline, non ci sono più. O sono corrispondenza assai rara. Tutto arriva in tempo reale, direttamente sul telefonino: foto e video. Magari senza un saluto personalizzato perché si fanno spedizioni multiple, a liste di persone. Non si può perdere troppo tempo.

Con le cartoline, però, sembra essere scomparso anche quell’agosto vacanziero che svuotava le città e consentiva – così come era sin dai tempi di Augusto – quella sospensione della frenesia proprio a metà dell’anno. Non a caso, agosto negli antichi calendari era il sesto mese (si chiamava, per l’appunto, Sixtilis, poi rinominato Augustus in onore dell’imperatore Ottaviano Augusto), il momento in cui, dell’anno, si compie il giro di boa. Con il Ferragosto, complice il solleone, che sanciva il momento solenne della pausa, delle vacanze, dello stare insieme.

Oggi in agosto le città non si svuotano più. E anche chi è in vacanza non riesce più a sconnettersi dalla quotidianità che ci insegue perché non siamo più in grado di fermarci. Tutto corre veloce, nulla ci sfugge, siamo sempre inseguiti da uno squillo della suoneria che ci annuncia un messaggio, o una mail o un post sui social a cui non siamo capaci di dire di no. Se gli Stati più attenti hanno già sancito il “diritto alla sconnessione” (non essere, cioè, disturbati fuori dell’orario di lavoro e nel fine settimana), dovremmo forse scoprire un “dovere alla sconnessione”, il dovere di riscoprire il tempo lento, il bisogno di rinunciare alla continua rincorsa di ciò che, comunque, risulta sempre più veloce dei nostri sforzi. C’è, insomma, un bisogno di “tornare alle cartoline”, alla personalizzazione dei messaggi, ai tempi meno stretti, alla cura del pensiero da dedicare agli altri. E c’è bisogno di riscoprire – per usare un termine usato dalla tecnologia – la “modalità agosto”: quello staccare il piede dall’acceleratore per recuperare ciò che la frenesia della quotidianità e la velocità digitale rischia di portarci via. “Rallentiamo – come ci ricorda un proverbio africano – per permettere alla nostra anima di raggiungerci”.

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