Con l’avvento delle arti pittoriche e grafiche i luoghi iniziano ad uscire dalla loro dimensione bidimensionale che li racchiude nelle mappe ed assumono per la prima volta un nuovo valore visivo. Le cartoline riescono ad unire fotografia e litografie nel rappresentare ciò che fino a poco prima era poco più di un toponimo in una cartina, circondato da altri toponimi, o più semplicemente altri nomi di città, paesi, frazioni, ma anche montagne, fiumi e vallate. La fotografia, e di riflesso le cartoline, danno rilievo a dettagli fino a quel momento rimasti nascosti nella vita quotidiana degli abitanti.
Inizia tra il 1930, e indugerà fino agli anni ’50, la tendenza alla capillarità, sino a giungere ad una rappresentazione dettagliata del territorio. Ad esempio, nel caso di Trento, si possono trovare nell’Archivio della Biblioteca Comunale (da cui si attinge per questa rubrica), cartoline di svariate vie, piazze, palazzi e anfratti del centro cittadino a denotare un’esigenza di mappare gli spazi divenuti improvvisamente tridimensionali.
Come per il capoluogo questo bisogno di rappresentazione toccava a molti altri centri della regione, vedasi l’esempio di Pieve Tesino (Trentino) d’inverno raffigurato in quella che sembra essere una decade fredda, tra il 1920 ed il 1930. La cartolina in questione rappresenta un’immagine dove le copiose nevicate non spaventavano i gestori della Trattoria Cavallo Bianco né gli abitanti dell’epoca, evidentemente ignari della deriva meteoropatica che avrebbe imperversato un secolo dopo in Trentino.
I signori e le signore presenti, a prima vista, appaiono “gioiosi” nel prendersi cura del proprio centro e hanno sospeso il loro spalare la neve per mettersi in posa – magari sorpresi o intimiditi dalla presenza di un apparecchio fotografico, e curiosi di testarne l’efficienza. Collettivamente si sono concessi una pausa dal loro essere comunità per rendersi testimoni del tempo sospeso, quello quotidiano appunto.
È anche grazie alle cartoline che chi le riceve può realmente iniziare a “farsi un’idea” di un posto, ed eventualmente scegliere di visitarlo. La tecnica fotografica delle cartoline dell’epoca 1920-1950 non è di stampo “turistico”; le foto non sono “costruite” ed i palazzi, i monumenti sono soggetti attivi e non messi in posa da tagli fotografici propagandistici.
Seppur proposte dalla prospettiva personale del fotografo – e a tal proposito andrebbe aperto un approfondimento sull’universo dell’editoria che si cela dietro al mondo delle cartoline, diventato con il passare degli anni un mercato – le cartoline riescono nel descrivere l’ignoto e a farlo notare a tutti, cittadini compresi.
Ciò che caratterizza questa categoria di dettaglio-cartoline è proprio l’angolazione dalla strada (oggi si parlerebbe di street photography), che è poi la stessa visione che avrà il destinatario, trovandosi improvvisamente catapultato a chilometri di distanza grazie alla magia delle cartoline ed alla minuziosità nel cogliere dettagli che forse oggi andrebbero persi tra l’abbondanza dei contenuti.
Nonostante la tendenza al dettaglio risulti più facile da cogliere in contesti cittadini, non mancano i dettagli extraurbani. La foto-dettaglio va oltre i panorami di paesini, in questa fase penalizzati dal bianco e nero che offusca l’immaginazione e la saturazione dei colori. Di panorami ad obiettivo spiegato se ne incontrano nell’archivio storico dalla val di Non alla val di Fiemme, dalle Sarche al Primiero. Con loro arrivano le montagne, inevitabilmente presenti sugli sfondi. Attraverso le foto-dettaglio però, arrivano le rocce, la strada battuta, i pali elettrici, le colonnine antiurto di chissà quale pietra sopra i muretti a strapiombo che introducono alla galleria. I dettagli sono opere dell’uomo che rendono percorribili le vallate, che collegano le montagne, anche a costo di bucherellarle in nome dalla viabilità.
Saluti quindi dal passo della Fricca, visto dal dettaglio della frazione di Carbonare – Folgaria: “Qui nuvoloso, ma no se pol lamentarse; ora questa strada la utilizzano i civili e non i militari”, questo ciò che si sarebbe potuto trovare scritto sul retro, ed il meteo – così come lo scopo d’utilizzo – è un dettaglio che non può essere lasciato al caso.
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