Se i Comuni si mettono insieme…

I Comuni della valle di Ledro hanno fatto da apripista nel processo di fusione tra municipalità, mirando ad un unico ente locale, fra realtà viciniori.

Ora il fenomeno si sta allargando a macchia d'olio. Ha investito recentemente zone come il Banale (San Lorenzo-Dorsino), La Predaia (Samarano, Taio, Vervò, Tres, Coredo) e la Valdaone (Bersone, Daone, Praso) dove il pronunciamento referendario popolare con picchi di consenso assai netti si è espresso domenica scorsa per il via libera alle fusioni (vedi pag. 25). Al termine delle procedure burocratiche delle procedure burocratiche i Comuni trentini passeranno da 217 a 210. Alla base del processo di unificazione il crollo delle storiche divisioni tra campanili, la permeabilità residenziale, il moltiplicarsi delle relazioni, tra famiglie, vicini, operatori nei vari settori economici e sociali, burocratici, di vigilanza, l'aspirazione ad un'amministrazione più snella, sburocratizzata che operi con una visione d'insieme dei problemi, la nacessità di contenere i costi di gestione e di ponderare gli investimenti in una dimensione più ampia del concetto di “bene comune”. Non ultimo l'analogo andamento a livello ecclesiale dove, per tutt'altre cause, si sta dando vita alle Unità pastorali interparrocchiali che rappresentano un radicale cambiamento istituzionale.

Nella storia si è già assistito a forme spontanee di aggregazione, ad unificazioni coatte come quelle operate dal fascismo, a nuove dispersioni territoriali con la legge di riforma postbellica, a visioni unitarie attraverso i comprensori, falliti, che si sono concluse con l'istituzione delle Comunità di Valle contrastate. La fase di rodaggio sta andando ben oltre il preventivato. Molte incertezze sono determinate dallo sfilacciamento fra le forze politiche che hanno promosso le più recenti riforme, tentate di rimettere in gioco tutto, dalla resistenza di molti sindaci e degli stessi apparati burocratici. Tarda così il nuovo corso. Sono in crescita le aspettative anche di altre zone. Rispetto alle azioni del passato le scelte sono frutto di un confronto fra amministratori comunali e cittadini, capace, se non proprio di cancellare, di rimuovere le incrostazioni delle vecchie divisioni. L'orientamento finale è comunque dell'elettore mediante il voto referendario, libero e democratico. Non è un “chi ci sta, ci sta”, ma un processo di crescita legato e aperto al senso civico allargato e all'abbattimento dei limiti confinari e dell'indifferenza.

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