“Generare un figlio non è operazione tecnica”

A margine del primo incontro del Consiglio pastorale diocesano, lo scorso 4 marzo, l'Arcivescovo Tisi, incalzato dalle domande dei cronisti locali, è tornato sulla vicenda dei bambini affidati ad una coppia omosessuale. Un'ordinanza della Corte d'Appello di Trento, per la prima volta in Italia, ha riconosciuto la genitorialità ad entrambi i padri, anche quello non biologico, nei confronti di due gemelli avuti in Canada attraverso la gestazione per altri.

“Generare un figlio – ha spiegato mons. Lauro, confermando la contrarietà alla maternità surrogata – non è operazione tecnica, la donna non è un'incubatrice, partecipa con tutto il suo vissuto alla generazione. Mi pare fuori da ogni logica pensare di affidare la gestione di un figlio ad una figura terza”. “In base alla psicologia e al buon senso la generazione di un figlio non può essere un'operazione neutra”, ha proseguito l'Arcivescovo; “far finta che la gestazione sia solo un fatto meccanico, tecnico, è un mancato rispetto per la donna e per il suo valore”. In alcuni paesi, ad esempio in Est Europa, la pratica della gestazione per altri è diventata un business: “Dietro questo fenomeno ci sono interessi di tipo economico spaventosi. Siamo di fronte a un'umiliazione della figura femminile, ma non solo, del dato umano in generale, lasciando spazio solo al campo della tecnica. Pensiamo ai bambini che già ci sono e soffrono, ai milioni di bambini che muoiono di fame o sono in povertà. Riflettiamo, perché procedere in questo modo lo trovo un insulto”.

“Non può essere un’ordinanza a stabilire un legame così profondo come quello genitoriale – ha detto commentando la sentenza di Trento – dimenticando l'origine della vita o facendo finta che questa non esista”.

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