Mattia Civico: “Il ddl provinciale si riferisce alle discriminazioni sui luoghi di lavoro”
Secondo l'avv. Amato oggi non si giustifica un intervento legislativo contro l'omofobia. Perché vi siete mossi, consigliere Civico?
“Va spiegato che in Provincia c'è già da depositata una legge di iniziativa popolare, con 7 mila firme, che verrebbe comunque sottoposta a referendum, se entro l'agosto di quest'anno non ci sarà un intervento del Consiglio provinciale. Per questo, all'interno della maggioranza, ci siamo proposti di considerare questa proposta dei cittadini e abbiamo scelto di produrre un nuovo disegno di legge di formulazione più avanzata, che tenesse conto di vari elementi”.
Quali, in particolare?
“Si vanno ad attribuire specifici ruoli legati a competenze previste e necessarie nell'ambito provinciale (come l'Agenzia del Lavoro o la Consigliere di parità) rispetto alle tematiche di discriminazione sul luogo di lavoro, che rappresenta il focus tematico di questa legge provinciale”.
Che rapporto c'è fra questa legge e quelle nazionali?
“La nostra si riferisce naturalmente solo all'ambito delle competenze della Provincia, quindi in particolare il contrasto alla discriminazione sul luogo di lavoro e nella formazione dell'operatore pubblico. La Provincia non ha invece competenze di diritto civile o penale, rispetto ai noti temi della libertà d'espressione, matrimonio o adozioni”.
Ma è vero che la vostra proposta sostiene l'identità di genere uomo e donna?
“Non è così. E' un testo che va solo in modo preciso a evitare discriminazioni sul luogo di lavoro. Non è il nostro piano quello di definizioni che hanno carattere nazionale o europeo”.
Amato sostiene che basta la Costituzione…
“Non penso. La Costituzione contiene principi che vanno disciplinati con atti amministrativi a vari livelli. Ad esempio, la Costituzione promuove la famiglia, ma qui in Provincia abbiamo approvato una legge sul benessere familiare con interventi concreti”.
A che punto è il disegno di legge?
“Ci siamo proposti attraverso il disegno di legge di aprire un tavolo per trovare una formulazione delle norme che sia frutto di mediazione più avanzata. Alcuni aspetti della proposta popolare, ad esempio, sono stati superati, altri sono stati integrati. Faremo altre audizioni in Commissione ed ho invitato il Movimento per la Vita a far sentire la propria posizione.
“Sono convinto che ogni legislatore deve ascoltare tutti per assumersi la responsabilità rispetto a temi delicati come questi. Se non li affrontiamo in modo ideologico, capiamo che riguardano singole persone e percorsi di vita verso cui possiamo sviluppare atteggiamenti di rispetto e di non negazione della loro esistenza”.
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