“Guai pensare che tutto serva per una rapida carriera”, li ha ammoniti invitandoli a curare il percorso formativo
Al Liceo Rosmini, ultima delle tappe trentine sull'agenda dell'ex presidente del Consiglio, Romano Prodi non appariva per nulla affaticato nonostante i precedenti e superaffollati incontri alla facoltà di giurisprudenza alla Fbk. Anzi sembrava pienamente a suo agio attorniato da tanti giovani per iniziativa della Scuola di Preparazione Sociale. L'occasione, infatti, era la presentazione di un libro della trentina “Edizioni31”, che raccoglie i contributi di un gruppo di giovani dal titolo “E tu cosa sei disposto a fare?”, realizzato nell'ambito di una progetto della SPS.
Per Prodi, checché se ne dica, era come stare in famiglia. Responsabile della SPS è infatti Lucia Fronza – legata a Prodi da una rapporto di amicizia e di condivisione delle idee politiche, ma anche delle strategie e della mission del Movimento dei Focolari – la quale ha ereditato un'esperienza di scuola di base, di comunità, nata negli anni Sessanta per merito del sociologo Franco Demarchi e del giornalista Vittorio Cristelli.
Nel corso dei decenni la Scuola ha contribuito alla formazione di centinaia di giovani delle valli, esclusi dai percorsi scolastici tradizionali, in campo amministrativo, economico, socio-politico e religioso. Per anni la maggior parte degli amministratori comunali ed una larga fetta di personale impiegatizio vantava la comune estrazione formativa dalla SPS che editava anche la rivista “Prospettive di efficienza” e numeri monografici con ricerche in vari campi sul territorio.
Aggiornato nei programmi e nel metodo di lavoro, l'attuale staff dirigenziale intende privilegiare la formazione attraverso progetti all'interno dei quali rientra, per l'appunto, un viaggio nelle istituzioni pubbliche: protagonisti alcuni giovani di varia estrazione culturale e territoriale (Federico Amianti, Francesca Capoluongo, Laura Centomo, Alice Dalfovo, Federico Damin, Mirko Partacini, Rocco Sedona, Riccardo Taiss) che si sono immersi “tra i valori e le istituzioni della Repubblica”, alla riscoperta delle fondamenta della nostra democrazia, quale segno di reale partecipazione intorno al bene comune.
Fra gli intervistati del libro collettivo (Lidia Menapace, il magistrato Alessandro D'Andrea, Carlo Azeglio Ciampi, Anna Vinci e Giovanni Ciommo, collaboratori di Tina Anselmi) figura anche Romano Prodi, ospite d'onore della serata, sottoposto nuovamente ad un fuoco di fila di domande degli autori e della moderatrice Chiara Bert. Ha spaziato dalla politica all'economia, dalla situazione italiana all'Europa fino alle dinamiche della globalizzazione, arrivando poi a parlare del libro presentato dal coordinatore della SPS Alberto Zanutto come “un'idea di educazione civica per studenti delle scuole superiori”. Romano Prodi l'ha definito “importante, fresco, non pedante”, con un'anomalia per gli autori, che Prodi ha definito un “campione non rappresentativo” della tendenza a informarsi soltanto nel web, visto che questi giovani sono tutti lettori di carta stampata, come ha riferito una di loro, anche se di testate diverse.
Non sono poi mancate raccomandazioni all'uditorio giovanile, da cattedratico, statista, economista ma anche da buon padre di famiglia, politico umiliato e lottatore: il viaggiare “in un'ottica formativa” e il relazionarsi con gli altri – vista l'assenza degli storici punti di aggregazione come gli oratori, un tempo scuole di leadership, e l'impoverimento della politica – l'apertura al mondo, lo studio e la scuola: “Guai pensare che tutto serva per una rapida carriera, perché la politica è anche sorpresa, dispiaceri, fatica, esclusione”.
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