La legge del padre

Cosa deve insegnare un padre a un figlio? La società di oggi è come la Notte dei Proci, nell'Odissea di Omero…

Le prime parole, i primi passi, giocare a pallone, costruire con i Lego? Cosa deve insegnare un giusto padre a un figlio? L'argomento ha riempito un'aula universitaria: in cattedra, invitato dalla Onlus Jonas che egli stesso ha fondato nel 2003, Massimo Recalcati, psicanalista, autore di molti saggi sul tema della figura paterna, intesa sia in riferimento all'individuo, sia al contesto sociale. L'incontro, dal titolo “Patria potestà? Riflessioni sulla figura del padre”, si è tenuto venerdì 18 ottobre a Sociologia, a Trento.

“Un tempo il padre dettava la legge che ereditava dal cielo – ha detto Recalcati – e in virtù di questo esigeva ed otteneva l'ultima parola. Questo tempo però è esaurito”. La società di oggi, secondo lo psicanalista, è come la Notte dei Proci, nell'Odissea di Omero: il capofamiglia Ulisse lascia Itaca per andare in guerra, e la sua reggia, rimasta sguarnita, viene invasa dai Proci, sfrenati e lascivi principi che portano il caos nella casa abitata solo da Penelope con il piccolo Telemaco. Così l'odierna sfera sociale è stata abbandonata dall'Ulisse che doveva garantire la legge, il rispetto, il desiderio sano. Niente rispetto, solo godimento: il piacere deve essere immediato e senza freni, facile nella società dei consumi.

Come riportare la legge ad Itaca? “In uno scenario in cui regna l'anomia, cioè l'assenza di regole, il padre è colui che resiste all'ambiente circostante e testimonia lui stesso la legge. Non con sermoni, ma con le azioni. Perchè se un tempo la figura del padre dettava la legge, oggi il suo nuovo compito è quello di portare la legge, incarnandola giorno per giorno”. Recalcati, che attinge volentieri a fonti letterarie e cinematografiche, riporta l'esempio del film “Il figlio”. La pellicola dei fratelli Dardenne narra la vicenda di un giovane che, nell'ambito di un percorso di rieducazione dopo l'assassinio di un coetaneo, finisce a fare l'apprendista presso l'ignaro padre del ragazzo che ha ucciso. Quando la verità viene a galla, i due arrivano allo scontro fisico: l'adulto, sul punto di ammazzare l'omicida del figlio, si ferma, astenendosi dal godimento mortifero della vendetta. Un padre che incarna la legge limitandosi, ponendosi delle norme: in quel momento, la testimonianza dell'adulto tocca il ragazzo, che per la prima volta impara il rispetto e la Legge. Essere padre non vuol dire per forza aver generato, né essere uomo: padre è chi riesce a testimoniare legge e allo stesso tempo desiderio.

“Non ci dice cosa dobbiamo desiderare ma ci insegna il desiderio che è alla base di ogni passione e stimolo positivo” spiega Recalcati, sottolineando il potere delle opere rispetto alla parola: “Papa Francesco, ad esempio, non detta la legge ma la vive, la traduce nell'esperienza”. Sono i figli, secondo l'autore, che devono salvare i padri: “Il problema non sono i giovani, ma è l'assenza degli adulti”. Per questo un figlio, lasciato solo come un novello Telemaco, ha il dovere di salpare a sua volta, compiendo un viaggio metaforico di liberazione alla ricerca di un senso, mollare gli ormeggi per cercare una testimonianza vera che lo guidi nella vita. “Tutti i figli sono eredi, – ha concluso Massimo Recalcati – ma devono conquistare l'eredità esponendosi al viaggio della loro personale odissea, alla ricerca della verità”.

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