Appalti, il sindacato rovescia il Tavolo

In Trentino, osservano Cgil Cisl Uil, abbiamo una buona legge; è la sua interpretazione che desta talora perplessità

Non recitano il bartaliano “Tutto sbagliato, tutto da rifare”, ma Cgil Cisl Uil del Trentino fanno ugualmente la voce grossa preoccupati per la piega che sta prendendo il Tavolo provinciale degli Appalti. “Nelle ultime sedute sono emerse proposte per nulla coerenti con i ragionamenti condivisi negli ultimi anni”, affermano Maurizio Zabbeni, Michele Bezzi e Matteo Salvetti, rappresentanti di Cgil Cisl Uil al Tavolo provinciale. “E guardiamo con molta perplessità anche all’ultima proposta di puntare su più stazioni appaltanti. Per noi è decisamente sbagliato”. Perché la differenza, nei fatti, dicono i sindacati, la fa chi costruisce la gara d’appalto. Le regole che già ci sono – il riferimento è alla legge provinciale in materia di appalti pubblici – appaiono più che soddisfacenti sia per garantire la qualità del servizio sia per tutelare i lavoratori, per la presenza di precise clausole sociali. Ma è il come vengono applicate queste clausole sociali che fa la differenza. Come è accaduto nel caso del controverso appalto del servizio di portierato dell’Università di Trento, che ha comportato, per i lavoratori, un taglio del salario del 30 per cento e suscitato qualche perplessità anche all’interno dell’ambiente accademico, tanto che il rettore Collini ha annunciato la costituzione di una tasl force di supporto alle decisioni. O come si è verificato per il servizio di pulizia del Comune di Trento. “Apac ha scelto di applicare una clausola rafforzata, salvo fornire successivamente un’interpretazione blanda della stessa che ha permesso di tagliare le retribuzioni dei lavoratori e di non riconoscere la loro anzianità di servizio”, spiegano i sindacati. Così facendo l’Apac è andata contro interpretazioni di maggior tutela applicate in passato, ad esempio nel caso dell’appalto del servizio di gestione multiservice dell’Azienda sanitaria e del capitolato per l’appalto del servizio di gestione e custodia degli impianti di depurazione, collettori, fognari e stazioni di sollevamento. “E’ per questa ragione che abbiamo deciso di ricorrere in Tribunale per tutelare i lavoratori del portierato”. Se ne occuperà lo Studio Ghidoni di Milano. Ma il timore, implicito, è che le nuove interpretazioni trovino sostanza proprio in un cambio di visione politica. “E’ inaccettabile – osserva Franco Ianeselli, segretario generale della Cgil del Trentino – che ci siano lavoratori che a ogni cambio appalto rischiano di veder peggiorare le loro condizioni di lavoro. Alla giunta provinciale chiediamo – e lo faremo nell’incontro in programma il 30 settembre con il presidente Fugatti – di costruire assieme condizioni di tutela dei lavoratori. La cooperazione finora si è dimostrata attenta al tema della qualità dei servizi e del lavoro, altre organizzazioni imprenditoriali meno”. “Non partecipiamo al gioco di chi dice ‘ho le mani legate’, come Fugatti, scaricando le responsabilità su chi ha legiferato e governato in precedenza”. “E non accettiamo – aggiungono Zabbeni e Bezzi – che chi ha responsabilità politica si limiti a fornire solo una risposta tecnica, predisposta, evidentemente, dall’Apac”.

Il “no” alle gare costruite sulla pelle dei lavoratori i sindacati lo ribadiranno nell’incontro del 30 settembre: perché se l’ente pubblico ha esigenze di risparmio, a pagare non devono essere le categorie più deboli (con risparmi che poi potrebbero, paradossalmente, tradursi in costosi interventi a carico del welfare provinciale). E richiameranno anche con forza la possibilità, praticabile sostanzialmente per tutti gli appalti di servizio, di costruire bandi che prevedano solo l’offerta tecnica, senza considerare il costo. “Come si è fatto, ad esempio – ricorda Andrea Grosselli della Cgil – in alcuni appalti di servizi sociali per l’assistenza domiciliare”.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina