Fornisce dati e indicazioni per proseguire nella valorizzazione dell’olio extra vergine di oliva dell’Alto Garda, iniziata a metà degli anni Ottanta
L’olivicoltura dell’Alto Garda deve molto alla attività di consulenza svolta da Franco Michelotti, diplomato perito agrario all’ITA di S. Michele. Egli opera in zona dai primi anni ’80 del novecento. Prima come dipendente dell’ESAT, poi della Fondazione Mach.
Ha dovuto superare grosse difficoltà nel convincere gli olivicoltori ha modificare consuetudini consolidate, ma controproducenti, di gestione degli olivi. Iniziando dall’epoca di raccolta strettamente legata, anzi fortemente condizionante, per la qualità delle olive e dell’olio che se ne ricava. Dopo gli anni 2000 Franco Michelotti ha avuto la fortuna di entrare a far parte di uno staff dirigenziale e tecnico subentrato nella gestione della società Agraria Riva del Garda. Ci riferiamo in particolare a Giorgio Planchestainer, Massimo Fia e Furio Battellini.
Questa premessa era necessaria per evidenziare che i risultati del progetto “Innovazione e ricerca per l’olio extra vergine dell’Alto Garda Trentino” realizzato da quattro gruppi di esperti della Fondazione Mach per incarico dell’Agraria di Riva del Garda promotrice e finanziatrice dell’incarico insieme alla provincia autonoma di Trento si vanno ad innestare sulle scelte precedenti del tecnico e dei nuovi amministratori e tecnologi della società.
Lo stesso discorso vale per i grandi progressi compiuti dall’Agraria nel settore vitivinicolo. Le intuizioni coraggiose e talora controcorrente dello staff hanno trovato da parte della Fondazione Mach conferma e sollecitazione a proseguire nella realizzazione di nuovi impianti e vini di territorio di grande eccellenza.
Prima di riferire, seppure per punti essenziali, il contenuto e i risultati del progetto di ricerca riguardante l’olio extra vergine di oliva dell’Alto Garda proponiamo un quadro della situazione attuale del comparto fornito da Franco Michelotti. Olivicoltura alto-gardesana: superficie circa 400 ettari specializzati più 100 in coltura promiscua distribuiti su una superficie di circa 2.000 ettari. Oltre 1.500 gli addetti; 0,33 ettari ciascuno corrispondenti a 80-100 piante. Produzione di olive circa 1.500 tonnellate; olio circa 250 tonnellate (70% autoconsumo); resa 15,5-16 %. Frantoi operanti nel distretto: 5. Quello dell’Agraria è moderno e funzionale, ma sarà ampliato e dotato di funzioni migliorative.
Il prezzo di 14 euro al chilogrammo liquidato ai produttori di olive rispetto ai 20 e più euro che rappresentano il prezzo di vendita; la notorietà raggiunta dai vari tipi di olio (non solo DOP, ma anche siglati con marchi diversi) e la crescita continua dell’area di vendita in Italia e all’estero sono dati che confermano la positività dell’operato di Agraria precedentemente al progetto.
Esso merita attenzione per i seguenti motivi: le tematiche da affidare ai ricercatori sono state individuate dal gruppo dirigente e dai produttori; il dialogo tra le parti è stato costante per l’intera durata dell’incarico; il programma realizzato con puntualità ha fornito risultati che ritornano nel distretto dell’Alto Garda e recano vantaggio a tutti gli olivicoltori e all’intera Comunità.
Il resoconto sintetico dei risultati settoriali (unità di lavoro) è stato presentato in due incontri da Fulvio Mattivi, coordinatore del Dipartimento qualità alimentare e nutrizione del Centro ricerche e innovazione della FEM e responsabile scientifico del progetto, Urska Vrhovsek ha messo a confronto 8 olii monovarietali diversi dimostrando come la Casaliva del Garda trentino imprima caratteri e profili compositivi di altissimo livello rispetto agli altri.
Luana Bontempo e Federica Camin hanno dimostrato la possibilità di discriminare grazie all’analisi dei rapporti isotopici l’olio extra vergine Casaliva dell’Alto Garda da altri di diversa provenienza. Una sorta di carta di identità inequivocabile e chiaramente distintiva.
Stella Grando, tramite indagine genetica, ha evidenziato il forte legame della Casaliva con il territorio dimostrato non solo da una diffusione che sfiora il 100%, ma anche dalla sua presenza molto antica.
Gino Angeli e collaboratori si sono occupati soprattutto della mosca olearia. In particolare hanno raccolto insieme al tecnico Michelotti elementi probanti che fanno ritenere possibile lo sviluppo di una generazione di mosca estemporanea, già in primavera. Ciò renderà necessario ripensare e modificare il programma di difesa. L’applicazione di un modello previsionale di evoluzione della popolazione di mosca consentirà di adottare sistemi di difesa biotecnologici già presenti sul mercato o prossimi alla registrazione.
Un cenno merita infine il progetto Uliva Gis realizzato, sempre su iniziativa di Agraria, dal 2015 al 2018 da un altro gruppo di ricercatori della FEM. Seguendo lo stesso procedimento del progetto PICA di Cavit (Piattaforma integrata cartografica agri-viticola) gli esperti hanno compiuto un censimento dell’intera superficie occupata da olivi e messo a punto un metodo di analisi satellitare di indagine a distanza. I dati raccolti sono stati inseriti in un portale web dal quale i produttori possono ricevere puntuali informazioni in merito a vari interventi agronomici. L’utilizzo più importante riguarda l’irrigazione. Entro l’anno entrerà in funzione il nuovo impianto che interessa tutti i 500 ettari di olivaia.
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