Il Primo maggio all’officina Demattè di Mattarello con la Messa celebrata dall’Arcivescovo Lauro Tisi
“La Chiesa è carità. E’ il rapporto tra di noi in questo clima di familiarità e serenità. Il lavoro è essenziale, ma dev’essere un luogo umano e accogliente, dove le persone non si sfruttano”. Così l’Arcivescovo Lauro Tisi si è rivolto alla numerosa folla di fedeli nel capannone dell’ospitale Officina Demattè, in via della Cooperazione, a Mattarello, la mattina del primo maggio. Fedeli giunti anche dai paesi del vicinato per ascoltare la sua parola in occasione della festa di S. Giuseppe, lavoratore. Nella celebrazione della santa Messa hanno affiancato monsignor Tisi, il parroco don Duccio Zeni e il cappuccino padre Sergio Abram. L’Eucaristia è stata accompagnata dal coro del Circolo San Vigilio (il nome è stato modificato nell’assemblea dello scorso 27 aprile) diretto dal maestro Aldo Fronza.
Nell’omelia, monsignor Tisi, ha parlato di Gesù, carpentiere, che ha aiutato il papà falegname: “Dunque siamo figli di un Dio che lavora, che ha i calli sulle mani. Roba da scandalizzarsi nell’immaginario umano, dove abbiamo tutt’altra percezione. Quello del lavoro molte volte è visto come un castigo, da condividere fra spazi ridotti, per produrre ricchezza. Invece dev’essere un luogo di profonda umanizzazione, un luogo dove star bene a pochi centimetri dall’estasi creativa di Dio. L’aspetto ambientale protagonista della vita deve essere il volto della persona. Vale di più un volto e una stretta di mano di una persona amica che tutti i soldi in banca”.
“Sul lavoro – ha evidenziato l’arcivescovo – vincono i rapporti con gli altri, in modo da fare squadra ed i rapporti che poi si mantengono nel tempo fra lavoratori. Questo, ben prima di calcolare il budget. Dobbiamo tornare a gustare il creato, il profumo della primavera, il calore dell’autunno. Insomma, godere di un creato come partner”.
Monsignor Tisi, ha detto: “Ma questo è un mondo che non ci appartiene, che non c’è più, mi direte. Invece dobbiamo essere responsabili, giocarci la vita. Utilizziamo nelle dovute maniere quegli “schiavetti” digitali che ci evitano di parlare con l’altro e facciamo tempio come adesso, in questo luogo di lavoro, dandoci una regola di vita. Buon lavoro e buon primo maggio”. Battimano generale.
La Messa è proseguita con una vivace partecipazione anche nel ricordo agnor Tisi ha ricordato il sacrestano Anselmo che, quando era in aiuto all'allora parroco don Antonio Brugnara, in quella sacrestia della chiesa di Mattarello, ha condiviso 19 anni di vita sacerdotale e lo ha chiamato, da lassù, a impartire su tutti la benedizione. Il vescovo ha rivolto il suo apprezzamento al coro ed ha esteso grandi elogi alla unita e solidale comunità di Mattarello: “Quando arrivo qui, mi rilascio. Credo che qualsiasi sacerdote si sentirebbe a proprio agio”.
L’organizzatore e coordinatore cavalier Bruno Pintarelli ha ringraziato i numerosi presenti e li ha invitati all’ottimo rinfresco sfornato dagli imprenditori della zona e dalla Famiglia Cooperativa, preparato dal Gruppo alpini. Le offerte raccolte sono state destinate ad un progetto di aiuto ad un bambino in difficoltà.
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