L’Unione Europea annuncia invece restrizioni e divieti. La Fondazione Mach ricerca alternative al rame
C’erano tutte le premesse climatiche per chiudere la stagione vitivinicola 2018 con un calo di quantità e qualità di uva causato da attacchi non controllati di peronospora. Le piogge continue e persistenti hanno favorito un anticipo di infezioni primarie seguite da altre primarie e poi da nuovi attacchi secondari. Luglio è iniziato fortunatamente con il ritorno del caldo che pare avere già fatto seccare l’efflorescenza conidica delle macchie di peronospora sulle foglie. L’accentuata disformità di giacitura, esposizione, altimetria, terreno, accessibilità e microclima che caratterizza l’agricoltura trentina rende problematico valutare anche approssimativamente lo stato fitosanitario attuale dei vigneti. Le testimonianze raccolte dalle varie zone viticole autorizzano a propendere per un verdetto orientato all’ottimismo.
Rimane comunque valida la deroga concessa dall’Ufficio fitosanitario della PAT, su richiesta del Consorzio Vini Trentini, ad eseguire trattamenti antiperonosporici con prodotti rameici per un totale di 9 kg/anno /ettaro, fatte salve le limitazioni d’uso riportate in etichetta. Analoga richiesta riferita alle aziende viticole biologiche è stata presentata dall’Unità operativa della Fondazione Mach che segue le aziende bio. Nel testo si indica come limite 8 kg/anno /ettaro e si fa riferimento alla legge nazionale che prevede deroga anche per la difesa antiperonosporica nei vigneti dove è vietato l’uso di anticrittogamici diversi dal rame. C’è una precisazione da fare in merito alla determina dell’Ufficio fitosanitario nella quale si parla di formulati rameici anziché di rame metallo o rame ione. I funzionari interpellati dicono di avere usato la dicitura formale perché nel disciplinare di produzione integrata volontaria certificata (SQNPI) si parla di prodotti rameici. Confermano che il riferimento riguarda il principio attivo rame e non i formulati.
A questo punto diventa inevitabile accennare alla proposta della Commissione Europea di imporre restrizioni all’utilizzo del rame come antiperonosporico. La Commissione propone di ridurre la quantità di rame da 6 a 4 Kg/anno/ettaro senza la possibilità in vigore dal 2008 di distribuire l’impiego in 5 anni. Giova ricordare che i prodotti a base di rame rientrano nell’elenco delle sostanze candidate alla sostituzione redatto nel 2015. In questo contesto si è inserito proprio a partire dal 2015 un patto di alleanza tra produttori di antiperonosporici a base di rame (vi fa parte anche la ditta Manica di Rovereto) che si prefigge di dimostrare l’infondatezza di certi assunti negativi attribuiti al rame.
Abbiamo lasciato per ultimo il progetto presentato dalla Fondazione Mach e dall’Università di Trento assieme a 15 istituzioni europee di spicco ed industrie di settore che ha come scopo parziale la ricerca di alternative al rame come fungicida, in particolare in viticoltura. Ilaria Pertot, ricercatrice della Fondazione Mach ora in forza all’Università di Trento e responsabile del consorzio C3A fa parte del comitato esecutivo del progetto. Le abbiamo posto alcune domande. Da quali prove preliminari partite. Il servizio trasferimento tecnologico ha dimostrato che si possono diminuire le dosi di rame, ma non eliminarlo del tutto. Entro quanto tempo pensate di arrivare a risultati concreti. In breve le sue risposte. Alla FEM lavoriamo da 6 anni per trovare nuovi mezzi di difesa dalla peronospora. Concordo con i tecnici sulla non sostituibilità del rame nel medio periodo. Non partiamo alla cieca. Alcune sostanze alternative valide in vitro e in serra sono già state testate con esito positivo. I primi risultati si avranno alla fine del 2024 e saranno punto di partenza per ulteriori sviluppi prima di arrivare all’utilizzo nel vigneto.
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