A Trento la testimonianza del direttore della Caritas di Norcia, con 5 imprenditori. Le sfide di un territorio che, con resilienza, desidera tornare alla normalità: “Una gara di resistenza, non di velocità”
Sul sentiero della vita è importante camminare mano nella mano. Diventa necessario e spontaneo quando è il modo per sostenere chi deve affrontare tratti duri che mettono improvvisamente alla prova, infondendo fiducia e speranza. È il messaggio emerso dal video dedicato alla solidarietà che si è innescata dopo il terremoto del 30 ottobre 2016 per aiutare i luoghi dell'Umbria colpiti, testimoniata da Giorgio Pallucco, direttore della Caritas Diocesana Spoleto-Norcia, ospite a "Fa’ la Cosa Giusta", domenica 22 ottobre, insieme a cinque imprenditori agricoli della zona di Norcia che hanno esposto i loro prodotti in Fiera, negli spazi allestiti in via Briamasco, a Trento.
"Dopo un anno la terra trema ancora, seppur con minor intensità – ha esordito Pallucco -, ma abbiamo ricevuto grande supporto dalla delegazione Caritas Nordest (coordinata dal direttore della Caritas diocesana di Trento Roberto Calzà, presente in sala, ndr), che si è subito attivata per fornire aiuto". Occorre dare il "tempo di rialzarsi", e al tempo stesso agire, a piccoli passi ma concretamente, lì dove i tempi dell'intervento statale rischiano di dilatarsi e, come emerso dal video, Caritas Nordest ha risposto, gestendo la fase dell'emergenza, per poi raccogliere fondi solidali e proseguire nel suo impegno con la stessa dedizione durante l'anno.
Del video colpisce l'immagine di un uomo e una donna, colti di spalle mentre guardano, impotenti, ciò che resta di una casa. Poche macerie esposte a cielo aperto, non più luogo intimo, sicuro, ma simbolo della vita diventata fragile, bloccata come l'orologio che segna sempre la stessa ora, quella del disastro. Ma di fronte al crollo materiale, di case e chiese, alle ferite di strade interrotte e franate, alla paura, allo smarrimento delle persone, è prevalso il desiderio e il bisogno di mettersi all'opera per ricostruire. E a far ripartire il tempo ci hanno pensato i volontari trentini e quelli provenienti da altre regioni: mani pronte a sorreggere, abbracciare, lavorare, coltivare, curare, facendo sbocciare di nuovo il sorriso su volti sofferenti.
"Abitare i luoghi, ascoltare le storie delle persone, incontrare le famiglie per capire i loro bisogni, stare insieme senza perdere la capacità di sognare è stato un prendersi cura di chi, pur ferito, si è rimboccato le maniche dando prova di volontà e tenacia – ha proseguito Pallucco -. Vogliamo tornare alla normalità e nostro intento principale è gestire le risorse in modo appropriato, continuando a collaborare per aiutare questi territori a risollevarsi. Con il sostegno economico di Caritas Nordest abbiamo aiutato agricoltori e allevatori allestendo stalle e magazzini, poi abbiamo costituito un fondo economico per dare la possibilità di ripartire anche ad altre realtà come quella dei ristoratori; inoltre le aziende della Valnerina hanno avuto la possibilità di farsi conoscere partecipando a eventi fieristici come L’Artigiano in Fiera, lo scorso dicembre, a Milano e qui a Trento a Fa' la cosa giusta".
Questa è una gara di resistenza, non di velocità, e tra le sfide nelle quali le Caritas gemellate sono impegnate c'è anche quella di riportare in Valnerina il turismo. Oltremodo positiva dunque è l'alleanza stretta con Ati 3 Umbria, ente che si occupa di sviluppo turistico legato alla valorizzazione di prodotti tipici nei 22 comuni del sud-est della regione, lì dove si è registrata una riduzione sensibile del flusso di visitatori, come spiegato dal consulente Fausto Gentili che ha evidenziato il valore di un gioco di squadra capace di dare frutti concreti.
"Avevamo appena aperto un laboratorio di pasta fresca – ha detto Gabriele Boccolini raccontando l'esperienza della sua famiglia -, e nonostante il terremoto che aveva colpito Amatrice, l'attività stava andando bene, c'era ancora turismo e molti ristoranti aperti. Poi dopo la scossa del 30 ottobre il mio, come molti altri, non era più agibile, così lo abbiamo convertito in un laboratorio di pasta secca per poterla commercializzare anche fuori regione e partecipare a fiere". Per favorire la rinascita, dunque, ciò che più conta al di là delle donazioni è aiutare a mantenere il lavoro, evitando che terre già duramente colpite si spopolino, procedere con interventi mirati che valorizzino le risorse esistenti ed estendere progressivamente l'attenzione ai comuni colpiti, continuando a portare sostegno, simili all'acqua del fiume che con la sua forza non si arresta, significativa immagine sulla quale si è concluso il video insieme a quella di un fiore bianco.
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