Sait, scattano i licenziamenti

La decisione del consorzio delle cooperative di consumo interessa un quinto del personale

La decisione del Sait di avviare la procedura di mobilità – leggi: licenziamento – per 116 lavoratori del consorzio di secondo grado delle cooperative di consumo scuote il mondo della cooperazione trentina. I licenziamenti dovrebbero scattare nella primavera prossima, quando sarà scaduta la cassa integrazione straordinaria. I lavoratori interessati rappresentano un quinto del personale del consorzio. Si tratta di addetti degli uffici e del magazzino; non sono coinvolti invece i lavoratori dei 19 supermercati. Il Sait sconta la dispersione del sistema distributivo, con un alto numero di piccoli negozi che svolgono un servizio di prossimità utile per la periferia, ma con poco smercio, e la disomogeneità dei risultati (da sempre una parte delle Famiglie Cooperative fa utili, un’altra perdite).

“Inaccettabile” la decisione per i sindacati, che venerdì 13 ottobre avranno un primo confronto con l’azienda. L’obiettivo è ridurre il più possibile il numero dei licenziamenti e ricollocare all’interno del mondo cooperativo chi perderà il lavoro.

I vertici del Sait parlano di “decisione sofferta, ma necessaria”: non basta la ripresa delle vendite delle Famiglie Cooperative, si sottolinea; il fatturato nel 2017 ”è calato di sette milioni di euro”. Sulla stessa lunghezza d’onda la Federazione trentina della cooperazione, che in un comunicato parla di “scelta industriale dolorosa e sofferta, presa per salvaguardare il resto del personale ed efficientare il servizio alle Famiglie Cooperative in un mercato sempre più competitivo”. Precisa il presidente Mauro Fezzi: “Per l’immediato occorrerà acquisire i profili professionali delle persone interessate per provare a contribuire al ricollocamento all’interno del sistema. Ogni posto di lavoro alternativo che sarà creato, vorrà dire garantire un futuro sereno ad una famiglia. Lavoreremo insieme alla Provincia per non lasciare sulla strada questi lavoratori. Un altro fronte possibile riguarda il sostegno a quei lavoratori che vogliano mettersi in gioco costituendo una nuova impresa, alla quale il sistema potrebbe offrire una serie di supporti sia in termini finanziari che di servizi”, osserva. Nel medio e lungo termine, è allo studio della Federazione un progetto con l’Università di Trento per costruire strumenti a sostegno delle situazioni di difficoltà.

Ai microfoni della radio diocesana Trentino inBlu, il presidente del Sait, Renato Dalpalù, che incassa la vicinanza del presidente Fezzi, rimarca il dovere di dare prospettive all’azienda a quanti rimarranno a lavorare al Sait: “A volte le ristrutturazione, pur se dolorosissime, sono necessarie. Il livello di competizione è notevolmente cresciuto in questi ultimi anni e ciò costringe ad aumentare l’efficienza del processo produttivo. E’ l’unica strada possibile”.

Il sindacato riconosce che la situazione è difficile e chiede alla Federazione della cooperazione trentina un ruolo di regia per capire dove possono essere assorbiti gli esuberi. “Abbiamo fretta di trovare soluzioni, ma anche la necessità di conoscere approfonditamente la situazione. L’incontro di venerdì sarà di analisi della situazione sugli esuberi dichiarati e di confronto per capire dove ci possono essere spazi di ricollocazione nel mondo cooperativo”, spiega Walter Largher, segretario UilTucs (Turismo Commercio e Servizi). “Entreremo nel merito posizione per posizione, per capire come ridurre questo numero che ci sembra inaccettabile. Ci sono lavoratori e famiglie che vogliono risposte. La cooperazione faccia effettivamente la cooperazione”.

La crisi attuale del Sait “deriva da una serie di errori commessi in passato, che non sono stati risolti per tempo e ora sono deflagrati”, soprattutto a seguito della fuoriuscita di alcune famiglie cooperative dal Consorzio, osserva il prof. Michele Andreaus, docente di economia aziendale all’Università di Trento. “Ma non è in crisi il modello cooperativo”. Vie d’uscita? “Occorre rendere attrattivo il modello della cooperazione nel consumo individuando modelli di business innovativi che non sono stati ancora esplorati, in grado di riportare nel Consorzio alcune cooperative”. Critico e tranciante il giudizio di Andreaus sulla scelta di licenziare: “Il licenziamento è l’ultima spiaggia. Pensare all’interesse del socio sacrificando i lavoratori è frutto di una concezione paleocapitalistica molto padronale. Ci sono teorie economiche di stakeholder (portatori di interesse, ndr) molto importanti che dicono esattamente l’opposto: il socio (che si tratti di una società per azioni o di una cooperativa non fa differenza) deve ricevere la ricchezza prodotta dopo che sono stati remunerati tutti gli altri produttori”.

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