In Puglia è presente sugli olivi dal 2013. La Provincia di Trento ha ricevuto dal ministero l’obbligo di controllare sul territorio la presenza di piante sintomatiche
Dal 2013 le riviste tecniche riportano a cadenza ravvicinata notizie sulla Xylella fastidiosa, batterio che inizialmente ha provocato danni gravi e morte per disseccamento su piante di olivo di una zona circoscritta della Puglia. Immediato l’intervento delle autorità di Bruxelles preposte al controllo degli organismi nocivi da quarantena che hanno imposto misure drastiche di carattere curativo (abbattimento) e preventivo (limitazione della vendita di materiale vivaistico olivicolo, ma anche viticolo e florovivaistico).
Giova ricordare che di Xylella fastidiosa (la specie comprende ben 4 sottospecie) si parlava già a metà del secolo scorso. Negli USA il batterio attaccava la vite, provocando una malattia denominata “di Pierce” dal nome dello studioso che se ne è occupato per primo. Il recente rinvenimento di piante diverse dall’olivo colpite da Xylella in alcuni paesi dell’Unione europea ha spinto il Ministero dell’agricoltura a predisporre ed imporre un piano di monitoraggio esteso a tutto il territorio nazionale. Con una novità degna di plauso anche se impegnativa: imporre a tutte le regioni e provincie d’Italia l’ approntamento sollecito di propri piani esecutivi che devono recepire le linee tracciate dal Ministero adattandole alle rispettive situazioni agricole.
In questo contesto si inserisce la delibera numero 1530 approvata dalla Giunta provinciale di Trento il 22 settembre 2017 avente per oggetto:”Piano provinciale di applicazione del piano nazionale di emergenza per la gestione di Xylella fastidiosa”.
Va precisato che il Pest status (presenza della malattia) della provincia di Trento è negativo (organismo nocivo assente) come risulta da indagini ufficiali condotte sul territorio negli ultimi anni. Tenuto conto anche di questa rassicurante costatazione, l’ufficio fitosanitario della provincia di Trento che ha predisposto il piano trasmesso all’esecutivo, propone di concentrare il monitoraggio nelle località di fondovalle e bassa collina e nell’Alto Garda, in aree e siti considerati a maggiore rischio di introdurre e conservare il patogeno. L’elenco comprende: vivai ornamentali e garden; frutteti di specie sensibili (oliveti, vigneti, coltivazioni di specie appartenenti al genere Prunus); aree verdi quali parchi, giardini e boschi; aree verdi non coltivate o abbandonate. Le indagini consistono in esami visivi effettuati in momenti opportuni e nel campionamento di piante sintomatiche e asintomatiche, nonché di vettori sui quali andranno effettuate analisi di laboratorio. A proposito di vettori, in Puglia si è scoperto che il batterio è trasmesso alle piante recettive da insetti dotati di apparto boccale pungente e succhiante. Più specificatamente dalla sputacchina mirabile (Phylenus spumarius). Si trova su piante infestanti e si nasconde all’interno di una massa schiumosa autoprodotta. Piante sintomatiche e asintomatiche, cioè che presentano sintomi e all’opposto, che non li presentano, pur contenendo nei vasi della linfa il batterio. Le prime si controllano a vista. Quelle prive di segni esterni devono essere sottoposte a test diagnostici di laboratorio. Da articoli pubblicati recentemente da L’Informatore agrario si apprende che il Puglia presso i centri di ricerca specializzati questi test diagnostici sono pratiche consolidate.
Concludiamo con una nota di segno negativo. Gli esperti di diagnostica di S. Michele al’Adige dispongono da due anni di un metodo di analisi molecolare che consente di rilevare la presenza di Xylella anche in piante asintomatiche mediante analisi del DNA di cellule prelevate dalla pianta. Il metodo potrebbe facilitare il lavoro dell’ufficio fitosanitario che però non ne è stato informato. Si è preferito rivelarlo alla comunità scientifica mondiale pubblicandolo su una rivista di impatto internazionale.
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