Viticoltura del terzo millennio

E’ l’obiettivo che sette istituti di ricerca e università del Triveneto intendono raggiungere entro il prossimo decennio. I promotori cercano finanziamenti

L’11 aprile 2017, durante il Vinitaly di Verona, era in programma la presentazione di un progetto denominato “Viticoltura 4.0” da parte di un gruppo di sette Istituti di ricerca e Università del Triveneto di cui fanno parte anche l’Università di Bolzano e la Fondazione Mach.

Promotore del progetto è stato il prof. Vasco Boato, docente di economia agraria all’Università di Padova, direttore del corso triennale di laurea in viticoltura ed enologia e punto di riferimento autorevole del Prosecco DOCG Valdobbiadene.

L’ottenimento di vitigni resistenti a crittogame e a condizioni ambientali avverse applicando biotecnologie avanzate quali il Genome Editing è solo una parte del progetto. Le altre azioni si possono riunire cumulativamente sotto la voce di buone pratiche agricole sostenibili. Adattando, ad esempio, la viticoltura di precisione che si avvale di droni e micro satelliti per ridurre al minimo l’impatto con fitofarmaci inquinanti, l’apporto di energie dall’esterno e sprechi d’acqua o di altre risorse. Obiettivo del progetto è quindi l’ottenimento di una viticoltura definita del terzo millennio.

Il riferimento richiama alla mente la rivoluzione avviata tra la fine dell’‘800 e gli inizi del ‘900 con l’introduzione di portainnesti resistenti alla filossera e al calcare importati dall’America o creati in Europa (Francia) con materiale ottenuto da ibridazione e selezione. A distanza di sei mesi dal Vinitaly 2017 (la presentazione del progetto 4.0 è saltata, ufficialmente perché il piano non era stato firmato dal rettore dell’Università di Verona), apprendiamo dal prof. Boato che la pubblicazione e soprattutto l’ avvio del progetto sono  stati rinviati in attesa di finanziamenti. I rappresentanti delle Province o regioni promotrici stanno battendo cassa presso Fondazioni e banche che in passato hanno sostenuto altri progetti importanti (AGER). Finalità e contenuti del progetto 4.0 sono stati però confermati anche in incontri recenti. Il ruolo di coordinatore scientifico è stato affidato a Michele Morgante dell’Università di Udine, esperto di biotecnologie e in particolare di Genome Editing.

Il richiamo alla viticoltura del ‘900 e alla ricostituzione dei vigneti su portainnesto americano ci porta, per analogia di fatti e circostanze, ad accennare alla novità del terzo millennio rappresentata dalla serie di nuovi portainnesti ottenuti dal prof. Attilio Scienza e collaboratori dell’Università di Milano. Il progetto di miglioramento dei portainnesti è partito negli anni ’80 utilizzando materiale importato dall’America, ma applicando tecniche più avanzate e complementari con i tradizionali metodi di incrocio e selezione: analisi del genoma (DNA) e individuazione di indicatori molecolari (microsatelliti) che consentono di verificare già a livello di plantula se il nuovo portainnesto contiene il gene o il complesso di geni ritenuti migliorativi. Per utilizzare l’innovazione rappresentata da quattro genotipi definiti M e farli arrivare ai viticoltori è stata costituita una società, la Winegraft, i cui soci sono nove aziende viticole primarie italiane che rappresentano tutte le regioni italiane.

Le aziende sono: Ferrari, Zonin, Banfi, Armani, Due Palme, MagistraVini, Bertani Domains, Castellare, Sette Soli, Bioverde e la Fondazione della Cassa di risparmio di Venezia. I Vivai cooperativi di Rauscedo (Udine) sono stati scelti per la creazione di piante madri dove prelevare il materiale per la moltiplicazione e per la successiva commercializzazione in tutto il mondo.

Presidente della Società Winegraft è Marcello Lunelli (cantine Ferrari di Trento). A primavera Rauscedo renderà disponibili oltre 200 mila barbatelle di vari vitigni innestati con gli M. Ma potranno acquistarli soltanto i nove soci di Winegraft e le 33 cantine che fanno riferimento al Gruppo ricerca vinicola dell’enologo Riccardo Cottarella. Soltanto nel 2020-21 saranno disponibili barbatelle innestate sugli M in quantità sufficiente per una commercializzazione aperta a tutti. Si parla di un milione di barbatelle.

I quattro biotipi della serie M si differenziano per una specifica attitudine a fronteggiare le conseguenze del cambiamento climatico.

Tre annotazioni per concludere.

I nuovi portainnesti rappresentano uno dei presupposti tecnici per arrivare all’inevitabile viticoltura del terzo millennio. La scienza porta innovazione, ma per arrivare all’inevitabile realizzazione di una viticoltura del terzo millennio servono unità di intenti e il coinvolgimento convinto dei viticoltori.

Progetti, pur condivisi, hanno però bisogno di essere sostenuti da adeguati finanziamenti.

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