Identificato negli anni a cavallo tra il XIX ed il XX secolo il momento storico in cui le cartoline comparvero come strumento postale ed ebbero il loro apice di utilizzo, vale la pena osservare – attraverso l’ausilio degli archivi della Biblioteca comunale di Trento e della Fondazione Museo Storico del Trentino – cosa venisse spedito e che impressioni si ricevevano da una terra di montagna e di confine.
Dall’analisi archivistica si potrebbero individuare molteplici sottogruppi, tra i quali emerge una matrice comunicativa bidirezionale che rispecchia la storia politica del Trentino sull’asse del Brennero: l’una segue un carattere divulgativo che guarda verso nord ed invia i propri saluti sotto forma di “Grüß Aus”, l’altra, è invece orientata a sud ed ha scopi propagandistici nel fare conoscere la nuova “terra redenta”.
Seppur le destinazioni e gli scopi d’uso siano diversi, in entrambi i casi, le cartoline raffigurano le stesse località. È bene specificare come le cartoline di quest’epoca non parlino mai di Trentino in maniera unitaria; l’iconografia cartolino-grafica rimarrà sminuzzata in comuni, frazioni e scorci, quasi fino ai giorni nostri. Raramente, in realtà, ci si riferisce al “Trentino” per come lo si intende oggi, con il logo della farfallina.
Ciò che appare è quindi un dipinto del Trentino – sia esso inteso come Welsch-Tirol o come Terra- Irredenta – straordinariamente urbano e non montano, a rispecchiare quelle che erano le tendenze vacanziere di chi da nord si spingeva ai confini dell’impero.
Il Trentino (visto da nord) veniva proposto come una metà vacanziera glamour, per un turismo elitario in cerca di aria buona. Ad Arco la borghesia viennese praticava la “Sonnen frisch baden”, ed attorno al casinò venivano a svernare dai frigidi inverni mitteleuropei. La cartolina della promenade della cittadina sembrava il luogo dove un suddito asburgico ha sempre sognato di andare in vacanza, a prescindere dal lago.
Il Trentino (visto da sud), di Arco fotografa il primo piano della diroccata rocca. Davanti al castello sventola la bandiera del regno dei Savoia. Un collage riporta in basso: “Arco redenta, 4 novembre MCMXVII”. Arco non sarebbe più stata la stessa, dagli anni ’30 gli italiani convertirono le strutture austroungariche in un centro medico sanatoriale, ma pure sempre d’avanguardia. Ad Arco ci si andava per la tubercolosi; all’epoca c’era ben poco da arrampicare, ma pur sempre di outdoor si trattava – almeno l’aria rimaneva buona.
Le cartoline riflettono il cambiamento dei tempi e testimoniano il momento storico. Per dare luce ai fatti della storia, vi era bisogno di cartoline, di concretezza. “La nuova Italia redenta” era lo slogan per far conoscere ai “vecchi” italiani, cosa è stato redento, e per cosa l’Italia chiamò. Per un intero filone di cartoline, negli anni post-bellici, è mutata la narrazione innocente e quotidiana del Trentino goethiano visto- da-nord.
Le Correspondenz-Karte smettono di essere delle litografie e diventano fotografie: la patria è reale, non idilliaca come una vacanza da cui mandare “Grüsse aus Ala”. Non siamo in un quadro. E, soprattutto, Ala non è Bezzecca (che, a suo tempo, aveva meritato diverse stampe celebrative del 21 luglio 1866). La madre patria esibisce i suoi nuovi territori ai cittadini attraverso i loro luoghi simbolo, poco importa chi li abbia costruiti: Rovereto, Trento, Riva, Levico, per tutti, bandiera davanti alla torre del castello con aggiunta di collage celebrativo (eccetto Levico, che non ha un castello, ma ha comunque un Grand hotel da cui far sventolare un tricolore in bianco e nero).
Le cartoline, quindi, prima di essere turistiche, risultano dei mezzi di comunicazione, e, se si stampa una cartolina in cui Piazza Duomo a Trento si chiama Piazza Vittorio Emanuele III, allora Piazza Duomo si chiamerà così. Le cartoline sono state perentorie nel sancire il momento e nel diffondere conoscenza; sono insomma, molto più di semplici saluti.
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