Togliere per il settore edile il vincolo dei sei anni continuativi di lavoro e abbassare la soglia dei 36 anni di contributi per poter usufruire dell’Ape agevolata, l’anticipo pensionistico introdotto sperimentalmente nella finanziaria nazionale per consentire a chi ha compiuto 63 anni di età di andare in pensione in anticipo. Lo chiedono i sindacati del settore edile Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil.

L’Ape, che partirà dal 2017, sarà attuata attraverso prestiti, erogati da parte di banche e assicurazioni attraverso l'Inps; la somma dovrà essere poi restituita attraverso prelievi sulla pensione stessa.

Attualmente per poter usufruire dell’anticipo pensionistico servono 36 anni di contributi, di cui sei continuativi prima del pensionamento.

Con i limiti attuali sarebbero molto pochi i lavoratori delle costruzioni che potrebbero usufruite dell’uscita anticipata a 63 anni, osservano i sindacati. “Le costruzioni, i comparti del porfido e del legno, l’edilizia in senso lato, vivono una precarietà strutturale che non permette di raggiungere i due requisiti fissati nell’Ape agevolata nemmeno in età avanzata”, spiegano i tre segretari Maurizio Zabbeni, Fabrizio Bignotti e Gianni Tomasi. “Sono vincoli di accesso troppo stringenti per un settore così precario. Ci sono lavoratori che non raggiungeranno mai questi requisiti nell’arco dell’intera vita lavorativa”, ribadisce Maurizio Zabbeni della Fillea Cgil.

Per questa ragione anche in Trentino è stata avviata una campagna straordinaria di assemblee nei luoghi di lavoro. Le segreterie provinciali di Fillea, Filca e Feneal hanno anche inviato una lettera a senatori e deputati trentini chiedendo di farsi portavoce del problema anche in Parlamento, dove è in discussione la legge di Stabilità. “Chiediamo di togliere il vincolo dei sei anni continuativi e di abbassare quanto più possibile il vincolo dei 36 anni minimi di contribuzione dovuta: teoricamente a 20, che sarebbe il minimo di contribuzione prevista dalla legislazione sul pensionamento in generale”.