Veladiano: “Dovremmo governare i cambiamenti, non inseguirli”
Mazzeo: “Riscopriamo un ‘galateo’ delle relazioni che non sia solo forma”
Piazza. Cura. Ponte. Parole-chiave per riappropriarsi del senso autentico dello stare accanto agli altri e prendersi cura di loro, a partire dai bambini e dai ragazzi che passano la maggior parte del loro tempo in aula e lì iniziano a costruire relazioni significative tra di loro, con gli insegnanti e il mondo. Parole che sono arma potente per alimentare relazioni armoniose e disinnescare conflitti. Ne ha sottolineato il potere la scrittrice Maria Pia Veladiano nel corso dell'incontro tenuto insieme al saggista Riccardo Mazzeo intitolato "Solo le relazioni ci salveranno!", svoltosi alla Casa della Sat a Trento nel pomeriggio di sabato 4 giugno promosso dall'Alleanza per le Pari Opportunità della Regione autonoma Trentino – Alto Adige e moderato da Francesca Gennai, neo-presidentessa della cooperativa sociale "La Coccinella" di Cles.
I luoghi della crescita dovrebbero essere prima di tutto luoghi di umanità, spazi che sappiano generare fiducia, senso di appartenenza, solidarietà e contrasto ad ogni tipo di discriminazione, da quelle di genere a quelle etniche, ma, come ha evidenziato Veladiano, abitiamo molti luoghi durante la giornata – casa, autobus, ufficio, bar, palestra, cinema, parrocchia, gruppi di lettura – senza abitarli realmente: "Li attraversiamo di corsa e lo stesso linguaggio è specchio della fretta in cui siamo immersi: espressioni come ‘stare al passo dei tempi’ fanno parte della retorica della velocità. Rispetto al mondo della scuola, si dice che bisogna essere competitivi, invece dovremmo governare i cambiamenti, non inseguirli".
La narrazione pervasiva della società contemporanea è quella che presenta l'uomo vincente come solo e competitivo, ma il nostro tempo è invece contraddistinto dalla crisi della figura paterna, come ha sottolineato Mazzeo – per ritornare ad essere una figura autorevole per i figli dovrebbe essere non solo affettuoso e amorevole, ma anche forte -, e dalla necessità di riscoprire un "galateo" delle relazioni che non sia solo "forma", ma effettiva riappropriazione di uno stile connaturato all'uomo in quanto tale.
"La piazza è luogo di vita, però ne abbiamo perso il senso: oggi l'architettura mira solo a creare oggetti belli da esibire, piazze lastricate senza alberi o panchine, costellate di divieti, estranee alla vita". Per questo occorre resistere alla tentazione di delegare libertà e avere a cuore la cura dell'umano: "La cura è una dimensione originaria e costitutiva, significa fermarsi accanto alla vita ed essere così vicino all'altro da riconoscerlo come essere umano. La cura intesa come maternità collettiva è concreta negli sguardi di chi si accorge dove c'è bisogno e si oppone alla corsa solitaria alla prevaricazione, e nell'azione di chi costruisce ponti e non muri, fiducia e non sospetto".
Veladiano ha infine invitato a spiazzare con le parole, sfruttando il loro potenziale creativo per scardinare meccanismi che alimentano il degrado nei rapporti umani: "La scuola è il luogo ideale per avviare il cambiamento e riflettere sugli stereotipi di genere, per insegnare che le parole hanno il potere di disinnescare i conflitti, per educare al linguaggio della cortesia".
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