Ogni intervento pubblico deve tener conto della redditività delle imprese
Ad ogni morso della crisi – come gli annunciati esuberi Marangoni (vedi sopra) – si levano accuse contro gli interventi della Provincia, specie per le grandi industrie. La giusta rabbia dei lavoratori non deve però far perdere di vista il senso di un’azione stimolatrice che altri ci invidiano e che deve poggiare su due pilastri.
Il primo sono le politiche di contesto, destinate a migliorare tutto ciò che le imprese trovano al di fuori dei propri cancelli. Comprendono gli interventi di contesto generale, rivolti alla comunità (come le infrastrutture e i servizi pubblici) e gli interventi di contesto economico-produttivo, rivolti all’insieme delle imprese, sotto forma di supporti finanziari (azioni, prestiti, garanzie) o di servizi mirati (offerta di strutture produttive, marketing, assistenza all’export, a nuovi imprenditori, a nuovi progetti). In un territorio dove la spesa procapite per investimenti pubblici è il quadruplo di quella nazionale, queste politiche sono in grado di attrarre e facilitare iniziative imprenditoriali di varia dimensione in molteplici settori.
Ad esempio, gran parte del patrimonio immobiliare pubblico è destinata a piccole imprese, come i sette centri modulari di Trentino Sviluppo, che ospitano 110 aziende con 600 lavoratori, una media di 5,5 occupati ciascuna. Le facilitazioni creditizie, imperniate sulle garanzie Confidi, sono limitate per statuto alle piccole e medie imprese. Il leaseback (acquisto di un immobile da un’impresa, alla quale viene ridato in leasing) mira invece a compendi di maggiore rilevanza; a fine 2015 erano 27 le operazioni completate, per un importo di 189 milioni e un impegno occupazionale di 3.724 lavoratori: in media, 138 occupati per azienda.
Il quadro è quindi molto variegato, come lo è per il secondo pilastro, cioè gli aiuti. Questi ultimi, nella duplice veste di incentivi monetari e di agevolazioni fiscali, incoraggiano le nuove iniziative, l’innovazione, le reti, la formazione, la salvaguardia occupazionale e la produttività, cioè il meglio dell’effervescenza economica di un territorio. Negli ultimi anni il massimo tiraggio degli incentivi monetari si è avuto nel 2012, con 2.260 aziende agevolate per un aiuto complessivo di 132 milioni di euro: fra queste, 2.156 piccole imprese, per 109 milioni di aiuto. Per la grande impresa sono invece più attrattivi gli aiuti sulla ricerca e sulla protezione dell’ambiente. L’azione della Provincia dovrebbe dunque cercare di vestire tutte le taglie imprenditoriali. La si descrive, spesso, ricorrendo alla metafora del giardiniere, il quale riserva la stessa cura alle diverse varietà floreali, dagli alberi più robusti ai fiori più esili (economic gardening).
Il presupposto di ogni intervento è la redditività dell’impresa. Si pretende che il piano aziendale sia sostenibile e che assieme al denaro pubblico vi sia un adeguato impegno di ricchezza privata, perché così sarà più facile che il beneficio sociale, specie l’occupazione, sia duraturo. La mano pubblica, peraltro, orienta e sostiene il mercato, ma non può rimpiazzarne la forza creatrice né evitarne le crisi. In conclusione la politica economica provinciale esprime il triplice obiettivo di rendere il territorio attrattivo, di incoraggiare stabilmente la qualità dell’impresa e di rafforzare un’economia diversificata. La crisi non potrà impedire ancora a lungo che il giardino dell’economia trentina torni a fiorire. Bisogna continuare a curarlo.
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