“Il Trentino, per la sua storia e la sua tradizione, può e deve contribuire a mitigare gli effetti delle crisi umanitarie ed economiche”
Il fenomeno migratorio, usato in un passato anche recente come randello da brandire per puro calcolo elettorale, e il modo di intendere l’accoglienza di chi è costretto a lasciare la propria terra sono fra i temi della campagna elettorale per l’elezione del nuovo presidente e del nuovo Consiglio provinciale del Trentino. Ma – è l’auspicio della rete di associazioni “Oltre l’accoglienza” che in provincia di Trento si adoperano per i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati, mettendo in comune le esperienze e le conoscenze – non dovrà essere per forza il tema principale, “come qualche forza politica vorrebbe per far leva sulla paura e sviare così l’attenzione dai problemi reali della società trentina”. E’ comunque un tema importante su cui è bene confrontarsi con serenità. Le realtà di “Oltre l’accoglienza”, che hanno cominciato a parlarsi e a coordinarsi due anni fa, ci provano raccogliendo l’adesione di altre associazioni in calce a un documento che verrà “chiuso” il 24 settembre prossimo e sottoposto all’attenzione delle forze politiche in vista delle elezioni di ottobre.
Non parlano di “integrazione”, termine passibile di fraintendimenti e di strumentalizzazioni, ma piuttosto di “interazione”, che trovano più confacente al rispetto della diversità culturale. Rivolgendosi ai candidati, e indirettamente agli elettori, li invitano a provare a immaginare “un sistema che tenga insieme in modo positivo i doveri di accoglienza, il senso di solidarietà caratteristico della nostra terra e un ritorno sociale ed economico per il Trentino stesso”. Nella convinzione che la diversità “può essere un elemento di forza: obbliga a confrontarsi con l’esterno e crea opportunità nuove”.
La premessa del loro appello è che quello migratorio è un fenomeno con cui tocca misurarsi, in Italia e in Trentino, ma più in generale in tutto il mondo. L’altra constatazione è che, a dispetto dei profeti di sventura, di qualsiasi colore politico essi siano, la realtà con cui dobbiamo fare i conti richiede sì attenzione, ma non è di sicuro un’invasione: “nel mondo si calcola che i migranti in fuga da guerre, violenze, carestie, fame e catastrofi ambientali siano oltre 60 milioni. Di questi meno del 10% riguarda l’Europa”. E non è neppure un fenomeno nuovo: “tra fine ‘800 e metà ‘900 dalla sola Europa sono emigrati verso l’America 80 milioni di persone”.
Il documento spazza poi via con decisione l’illusione di poter eludere la questione (“Non è una questione di ‘buonismo’: l’accoglienza di richiedenti asilo è un obbligo giuridico… e per chi è credente anche un imperativo morale”) o di poterla affrontare con misure d’emergenza: “Il fenomeno migratorio non sarà di breve durata, per cui è necessario attrezzarsi e possibilmente trasformarlo in un’opportunità”. Le realtà di “Oltre l’accoglienza” sanno che nessuno ha la ricetta perfetta, ma sono altrettanto convinte che non si possa ridurla “a un semplice problema di ordine pubblico” e “men che meno pensare di chiudere le frontiere”.
Allora, che fare, posto che la convivenza con persone provenienti da culture diverse crea disagi e suscita paura (comprensibile, si riconosce, ma non “razionalmente giustificata”)? Il problema “è governare il fenomeno”, cominciando dalla conoscenza dei dati: ad esempio, quanti sanno distinguere tra richiedenti asilo, rifugiati, titolari di protezione internazionale o umanitaria (in questo, anche il mondo dei media dovrebbe fare una seria riflessione…)?
Il Trentino, che “ha già affrontato negli ultimi anni molti aspetti della questione”, con esiti sia positivi sia, in misura minore, negativi, nei prossimi anni dovrà affrontare la questione dell’accoglienza “in maniera più incisiva e globale”: è su questo che “Oltre l’accoglienza” chiede a tutte le forze politiche “un impegno per la prossima legislatura” e l’apertura al confronto, per definire progetti di accoglienza “basati sul senso di solidarietà e sulla ricchezza del volontariato che hanno sempre caratterizzato il Trentino”. L’idea è quella di un’accoglienza “diffusa sul territorio, che eviti i ghetti e coinvolga le forze del volontariato locale”, capace di offrire “opportunità di alloggio dignitoso” e “forme di occupazione socialmente utili, opportunità formative (corsi di italiano, corsi professionalizzanti, educazione permanente…), percorsi di salute, welfare e previdenza”.
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