Il pensionamento di Carlo Costanzi, direttore di divisione veterinario nel dipartimento per la salute e le politiche sociali della Pat, segna la fine di un’attività di promozione e controllo dell’operato dell’azienda provinciale per i servizi sanitari in ambito veterinario
A metà degli anni ’60 del secolo scorso, quando abbiamo iniziato l’attività di giornalisti agricoli, il settore zootecnico e veterinario non poteva essere secondo ad altri come oggetto di interesse, data l’importanza che rivestiva in provincia di Trento dal punto di vista tecnico, ma soprattutto socio-economico. Si parlava con sempre maggiore attenzione della razza bovina Pezzata nera o Frisona che faceva gola agli allevatori più lungimiranti perché produceva tanti quintali di latte. Si instaurò all’epoca una vivace contrapposizione tra innovatori e tradizionalisti legati questi ultimi alla razza Bruna che consideravano insostituibile nelle zone montane insieme alla Rendena e alla Grigia alpina. Veterinario provinciale era Angiolino Fava arrivato in Trentino dalla nativa Emilia nel 1954.
Gli incontri per raccogliere notizie o intervistarlo si svolgevano nel Palazzo del commissario del governo di Corso 3 novembre a Trento. Il commissario del governo era infatti la massima autorità statale in materia di igiene e sanità pubblica.
Angiolino Fava è sicuramente ricordato dagli allevatori più anziani. Gli va attribuito il merito di avere creato i presupposti e le condizioni per ottenere la qualifica per il Trentino di provincia indenne da Tubercolosi e Brucellosi bovina.
Il dott. Fava merita di essere ricordato anche perché dopo la morte di 106 bovine in Val di Non in seguito attribuita all’ingestione di erba o fieno inquinati da insetticidi tipo Monocrotofos usato contro la psilla del pero, si recò a Roma presso il Ministero della Sanità per vedere con quale documentazione tecnica e sanitaria questo insetticida era stato autorizzato all’impiego in agricoltura.
Scoprì che la molecola era stata sintetizzata dai giapponesi per scopi bellici. Fava lasciò l’incarico nel gennaio del 1979. Al suo posto arrivò da Potenza Michele Allegretti. Altrettanto attivo, ma più guardingo nel fornire notizie. Allegretti prestò servizio di medico veterinario fino al pensionamento (1994), continuando e confermando l’opera del predecessore con positivi risultati. La collaborazione con i medici veterinari condotti che operavano nei comuni più popolosi del Trentino fu sempre costante e positiva. La frequentazione del suo ufficio ci ha riservato la sorpresa di trovare al suo fianco Carlo Costanzi, medico veterinario fresco di laurea acquisita in cinque anni esatti all’Università di Bologna. All’ufficio del veterinario provinciale Costanzi è approdato il 12 maggio 1980 con la qualifica di consigliere veterinario. Veterinario consigliato, anziché consigliere veterinario, dice oggi Costanzi, riferendosi al periodo di permanenza collaborativa accanto a Michele Allegretti. Collaborò quindi con il veterinario provinciale fino al 1994. Seppure in posizione subordinata, partecipò di fatto all’attività di veterinario provinciale occupandosi di problemi legati alla sanità e al benessere degli animali e la salubrità degli alimenti di origine animale e dei mangimi che ne condizionano la qualità.
La sua attività professionale ha subito un cambiamento radicale in termini gerarchici e di contenuto con il suo trasferimento al Dipartimento per la salute e le politiche sociali della Provincia autonoma di Trento che opera tramite due servizi: Politiche sanitarie per la non autosufficienza e Politiche sociali.
Costanzi è passato quindi dall’ufficio del veterinario provinciale al Dipartimento per la salute e le politiche sociali. Si sapeva e anche lui era al corrente che in sede politico amministrativa si era deciso che la sua doveva essere una posizione operativa ad esaurimento. La delibera di trasferimento gli ha in pratica attribuito una funzione, anziché un ruolo, non avendogli assegnato una struttura definita e adeguatamente organizzata con conseguente potere decisionale.
Il primo aprile 1995 ha iniziato ad operare l’Azienda provinciale per i servizi sanitari quale ente funzionale della Pat. Il dipartimento provinciale per la salute avrebbe il compito di programmare l’attività dell’Agenzia e verificare la rispondenza dell’operato al mandato istituzionale.
La politica gestionale dell’Unione europea in tutti i campi, compreso quello veterinario, consente che le direttive e le norme vengano delegate per l’applicazione a enti esterni alla Provincia ma impone a quest’ultima di esercitare nei confronti dell’ente affidatario un severo controllo dell’attività svolta.
La posizione resa deliberatamente precaria dalla delibera di Giunta non ha impedito a Carlo Costanzi di continuare ad operare come se fosse stato insediato nel ruolo di medico veterinario. Pur non avendo alcun potere decisionale, si è reso interprete delle normative europee e nazionali che ha interpretato con rigore spesso ritenuto eccessivo. In questa veste ha affrontato e risolto numerose emergenze. Ci limitiamo a citarne solo alcune: monitoraggio sanitario delle troticolture, vaccinazione delle volpi contro la rabbia silvestre, piani di profilassi contro la diarrea neonatale dei vitelli, la rinotracheite dei bovini, l’agalassia contagiosa delle pecore, l’encefalite virale delle capre, la lotta alla varroa degli alveari, il controllo delle malattie delle api sull’intero territorio.
La sua severità non è sempre stata capita. Non per questo si duole l’interessato, bensì del fatto che non si è provveduto a mettergli al fianco in tempo utile un sostituto al quale trasmettere esperienza e competenza.
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