Clemente Maffei, guida alpina, esploratore, ambientalista, gestore di rifugi, amante dell’avventura e della sua terra, dove tornava a rigenerarsi dopo tante spedizioni, nasce a Pinzolo in casa Guerét il 24 settembre del 1924. Un tragico incidente lo strappa alla famiglia e alla sua comunità, incredula e allibita. Il 12 agosto del 1991 precipita con Aldo Valori dallo Spallone della Vallina d’Amola nel Gruppo della Presanella, la sua montagna.
Il Comitato del Premio Internazionale di Solidarietà Alpina, che gli aveva reso omaggio con un riconoscimento speciale dopo la scomparsa, così come aveva fatto con Cesarino Fava e don Rinaldo Binelli, il 20 settembre, il venerdì antecedente la consegna della Targa d’Argento, ricorderà Maffei con una tavola rotonda alle 20.30 al PalaDolomiti di Pinzolo, dove sarà pure allestita una mostra in suo onore nel centenario della nascita. L’annuncio è stato dato oggi dal Comitato.
A fianco della figlia Eva Lavinia, che ne richiamerà gli aspetti più personali, l’intimità e i rapporti familiari, le sue aspirazioni, i suoi hobbies e le relazioni col sociale, il grande alpinista Fausto De Stefani, sesto al mondo a scalare tutti gli 8.000, parlerà delle prime arrampicate fatte con Maffei in Presanella e dei preziosi insegnamenti ricevuti. Poi toccherà al professor Marco Collini, già primario medico a Mantova, ma con le montagne di Rendena nel cuore. Da giovane apprese le tecniche per affrontare verticali e strapiombi fra i “Rampagarói”, gli allievi di Clemente Guerét. Ne illustrerà la figura con testimonianze inedite sulla vita e aneddoti sul carattere e sui comportamenti di un uomo fuori dal comune, poliedrico, dagli interessi più svariati.
Clemente Maffei fu la più giovane guida alpina del Trentino, compagno di cordata di Carlo Mauri, formidabile alpinista ed esploratore, in numerose spedizioni, dall’Antartide al Karakorum.
Settant’anni fa, nel 1954 si trovava fra i prescelti per raggiungere la vetta, ancora inviolata, del K2. In disaccordo con le regole imposte da Ardito Desio, preferì rinunciare all’impresa. Fu anche tra i fondatori del Corpo di Soccorso Alpino, tanto da mettere a disposizione della stazione di Pinzolo le sue attrezzature. Le lasciava in quella sede, a disposizione di tutti, e andava a prenderle quando gli servivano.
E poi gestì rifugi, dallo “Stella alpina” in Val di Genova al “Segantini” in Presanella, dal rifugio sulla Paganella al “Giovanni Sapienza” sull’Etna. E dappertutto dove passò lasciò un buon ricordo, per non chiamarlo rimpianto. Ma anche lui aveva un rifugio, un luogo tutto suo, la Val Gabbiòlo, quella che Freshfields chiamò “la cattedrale delle Alpi”, dove aveva compiuto tante prime ascensioni e dove amava ritirarsi non appena poteva, a ricrearsi lo spirito contemplando la natura e le sue creature, di cui era innamorato.
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