Lo zafferanone è da provare nei risotti

I petali vengono raccolti nel momento di massima colorazione

Chiacchierando di risotti seduti attorno ad un tavolo. Ecco come si è arrivati a conoscere che in un orto della valle di Terragnolo ogni anno veniva riseminato lo zafferanone.

Carthamus tinctorius L. è il suo nome dotto: assomiglia ad un cardo spinoso, alto circa sessanta centimetri, dall’inflorescenza di un bellissimo color arancione. Da sempre noto per le sue proprietà tintore, gli acheni sono ricchi di olii. È conosciuto per essere utilizzato anche come succedaneo dello zafferano.

I petali vengono raccolti nel momento di massima colorazione, messi ad asciugare al buio e mantenuti integri o tritati in un vasetto di vetro.

La pianta invece viene lasciata essiccare in campo e poi per tutto l’inverno in soffitta: con un bel paio di guanti, utili a non pungersi, si apre l’infiorescenza e si estraggono i bianchi e lucidi acheni, che schizzano fuori come sassolini, pronti ad essere riseminati in orto l’anno successivo.

Anche solo per vedere le api tuffarsi ghiotte nei suoi fiori, tenere lo zafferanone nell’orto dà grande soddisfazione.

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