L’accordo, in fase di definizione, sarà sottoscritto, salvo imprevisti, da veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto-Adige
L’idea è nata dopo che il Consiglio di Stato (dicembre 2014) ha respinto il ricorso del Trentino contro il riconoscimento da parte del Comitato nazionale per le denominazioni di origine della DOC Venezia che sottende diversi vitigni e vini coltivati e prodotti nelle due provincie di Venezia e Treviso. Il nome Venezia, questo il motivo della contestazione, avrebbe dato luogo ad una sovrapposizione formale e sostanziale nella mente dei consumatori con la IGT delle Venezie (Indicazione Geografica Tipica) della quale poteva fregiarsi il vino Pinot grigio del Triveneto. Non sappiamo da chi e da quale regione sia partita l’idea di dare vita ad una nuova denominazione (DOC Venezie) da affiancare alla DOC Venezia oppure sostituirla. Non è solo un gioco di vocali: “e” al posto di “a”.
Alla base della proposta c’è la volontà dichiarata da almeno due delle parti coinvolte (Trentino e Veneto) di utilizzare la nuova DOC (denominazione di origine controllata) e il relativo disciplinare per valorizzare maggiormente il vino Pinot grigio negli USA, ma non solo, imponendo ai produttori interventi migliorativi della qualità, dove fosse necessario e controlli sul rispetto delle regole.
Da fonte sicura avevamo appreso che la bozza di accordo sarebbe stata presentata in occasione del recente Vinitaly, Oggi sappiamo che la trattativa è momentaneamente sospesa per qualche riserva avanzata dal Friuli Venezia Giulia (Collio).
Al Consorzio vini trentini ci è stato detto che il documento è quindi ancora in fase di definizione. La bozza, una volta completata, dovrà essere sottoposta alla Commissione tecnica e al Consiglio direttivo, prima di essere inoltrata a Roma e a Bruxelles per il riconoscimento legale. Va anche tenuto presente che la DOC Venezie riferita al Pinot grigio non sostituirà le denominazioni vigenti: Trentino Doc Pinot grigio, Valdadige Doc Pinot grigio e IGT delle Dolomiti.
Per far capire meglio la portata dell’accordo futuro, riportiamo alcune notizie riguardanti la storia e le caratteristiche del vitigno-vino Pinot grigio.
Innanzitutto, perché questo vino è tra i preferiti dai consumatori degli USA?
Lo aveva già spiegato in una intervista rilasciata al mensile ”Civiltà del bere” (settembre 2003) l’allora direttore di Cavit Giacinto Giacomini al quale va il merito di avere avviato una campagna di promozione del vitigno Pinot grigio a partire dal 1978, dopo il folgorante avvio del flusso esportativo verso gli USA da parte della cantina veneta Santa Margherita che si riforniva dell’uva Pino grigio (Rulaender) anche da viticoltori di Roverè della Luna.
“Quando siamo andati negli Usa a proporre un nostro Pinot grigio, ossia un vino fresco, di pronta beva, fruttato al punto giusto, completamente privo di sentori di legno, si sono immediatamente spalancate le porte del mercato. Il Pinot grigio rimane la più valida delle risposte agli Chardonnay pesanti, fermentati in barriques, con tasso alcolico di 14 gradi, quindi assai poco beverini”.
Il giudizio ci viene confermato all’enologo di Cavit Anselmo Martini che tiene a precisare l’esistenza di una indiscutibile quanto oggettiva graduatoria qualitativa dei vini Pino grigio prodotti nelle quattro regioni coinvolte dall’iniziativa unificante ed anche al loro interno.
Altro aspetto interessante riguarda l’estensione dei vigneti coltivati a Pinot grigio nell’arco degli ultimi due decenni. Citiamo da Civiltà del bere 2003. In Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia si colloca l’81% delle superfici nazionali a Pinot grigio. Al Veneto in particolare si attribuisce la quota più consistente (37%) con 2.438 ettari. Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige sottendono rispettivamente 2.129 e 1.308 ettari. Da un articolo de l’informatore agrario ”Il caso del Pinot grigio del Triveneto” (n° 7 del 19-25 febbraio 2015) si apprende che in Veneto il Pinot grigio ha scavalcato la Garganega, diventando la seconda varietà di uva bianca dopo la Glera (Prosecco) con 10.100 ettari. Segue il Friuli Venezia Giulia con 5.700 ettari. Nel Trentino gli ettari sono circa 3 mila. In Alto Adige 700. Dal rapporto “La vendemmia 2014 in Trentino” pubblicato e diffuso dal Consorzio vini del Trentino risulta che il Pinot grigio ha superato per la prima volta lo Chardonnay con 332.044 quintali (32,37%) contro il 292.415 quintali (25,51%) del vitigno concorrente.
Nell’arco di 20 anni (1995-2014) il Pinot grigio segna 99.080 quintali nel 1995, 144.047 nel 2000, 220.227 nel 2005, 332.131 nel 2010 e 332.044 nel 2014.
“Se nella stagione 2014 avessi prodotto solo barbatelle di Glera e Pinot grigio, oggi farei grossi affari. Ho dovuto mantenere invariato o quasi il ventaglio dei vitigni proposti per non perdere clienti”, dice Nello Cainelli decano dei vivaisti trentini”. Il riferimento è rivolto a Veneto e Friuli Venezia Giulia che stanno espandendo senza limiti (per ora) la superficie piantata a Pinot grigio. In Trentino gli spazi liberi sono invece esauriti o ridotti al minimo. Continua semmai la sostituzione con Pinot grigio di vitigni meno remunerativi.
Il quadro descritto fa sorgere una domanda: quale delle regioni coinvolte dall’accordo ricaverà il maggiore vantaggio?
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