Prestazioni legate a progetti condivisi e coinvolgimento dell’utenza nella copertura dei costi sono le novità votate dal cda della Fondazione Edmund Mach di S. Michele
Nella seduta del 25 agosto 2014 il Consiglio di amministrazione della Fondazione Edmund Mach di S. Michele ha approvato un documento predisposto dalla dirigenza del Centro per il trasferimento tecnologico riguardante una sostanziale riforma del servizio di consulenza tecnica.
Dal 2009, quando la Fondazione ha iniziato ad operare quale ente di diritto privato finanziato quasi totalmente dalla Provincia di Trento, l’attività dell’ente è stata suddivisa in tre Centri: Centro ricerca e innovazione, Centro istruzione e formazione, Centro per il trasferimento tecnologico. Quest’ultimo sottende due aree: consulenza e servizi per le imprese e sperimentazione agraria, ambientale e forestale.
La gratuità, almeno per le prestazioni fornite dall’area consulenza, è stata fino a qualche anno fa caratteristica distintiva ed esclusiva del servizio. A differenza di quanto avviene in Alto Adige dove la consulenza è svolta dal 1957 da un organismo privato (Centro di consulenza per la frutti-viticoltura – Beratungsring fur Obst und Weinbau) ed è finanziata dagli associati. La provincia di Bolzano interviene ad integrare la spesa di un servizio che ha determinato il successo dei due settori più importanti dell’agricoltura altoatesina.
In Trentino la consulenza alle aziende agricole ha avuto fin dal 1979 (inizio dell’attività dell’Ente per lo sviluppo dell’agricoltura trentina) le seguenti caratteristiche: servizio a carattere pubblico, esteso alla quasi totalità dei settori produttivi, gratuito. L’impianto organizzativo e gestionale non è mutato dopo il trasferimento del servizio di consulenza all’Istituto agrario provinciale di S. Michele poi trasformato in Fondazione Edmund Mach.
La gratuità fu considerata fin dall’inizio, soprattutto dal maggiore sindacato agricolo trentino, una conquista sociale irrinunciabile insieme alla possibilità di contribuire all’orientamento dell’attività di consulenza da parte dei Comitati agricoli comprensoriali (CAC).
Nella parte introduttiva del documento votato dal Cda si afferma che la gratuità dei servizi non pare oggi coerente con la situazione economica contingente e con gli indirizzi forniti dalla Provincia. E’ quindi necessario aumentare la capacità di autofinanziamento di tutte le attività svolte dal Centro competente: ricerca applicata, trasferimento tecnologico, formazione.
Coerente con la premessa il progetto prevede i seguenti obbiettivi strategici: condivisione programmatica di obiettivi e strategie aziendali; pianificazione delle risorse umane e relativo avvicendamento; supporto alle strutture delle provincia di Trento per attività di interesse pubblico e in applicazione di provvedimenti normativi dell’Unione europea. Per raggiungere questo obiettivi servono gli accordi quadro: cooperative agricole di primo e/o secondo grado, organizzazioni di produttori, società di imprese, associazioni, ma anche singoli produttori esprimono delle richieste con le esigenze da soddisfare e redigono in accordo con il Centro per il trasferimento tecnologico un progetto esecutivo fissando preventivamente risultati prevedibili, costi, scadenze e verifiche intermedie.
L’insieme degli accordi quadro renderà possibile la programmazione delle risorse umane necessarie. Non si tratta di traguardi e procedure campati in aria. Accordi di programma sono già stati stipulati con Apot, Cavit, Astro, Ferrari spumante, Concast-Trentingrana.
Il progetto si spinge anche più in là, prevedendo la costituzione di una società di servizi partecipata da FEM per condividere in forma societaria costi ed obiettivi anche di pubblica utilità e di interesse collettivo. Con il vantaggio di assecondare il ricambio generazionale e non disperdere il patrimonio e le esperienze maturate dai consulenti di territorio.
L’ultima frase riportata dal documento si può, a nostro avviso, interpretare quale via di uscita per scaricare ad altri il gruppo dei 69 tecnici di zona che risultano distribuiti su 10 ambiti operativi nei settori delle produzioni vegetali e animali. Il progetto prevede di portare il numero dei consulenti a 58 nel 2018 e a 47 nel 2020. Non si dice però se la contrazione numerica avverrà a seguito di pensionamento o di trasferimento ad altri enti.
E’ giusto parlare di bagaglio di esperienze acquisite da non disperdere e valorizzare al meglio, ma è urgente, oltre che doveroso eticamente, stabilire tempi e modalità.
Si tratta di difendere un gruppo di persone radicate sul territorio delle quali nel resoconto di attività del Centro per il trasferimento tecnologico nel 2013 non si fa cenno alcuno.
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