“Così si sta sui social”

Fantasia, creatività e un occhio sempre attento al mercato. Alla scoperta del lavoro di chi sta dietro alle reti sociali, a caccia di “mi piace” e condivisioni

“Il copy è troppo lungo, non va bene, chi vuoi che lo legga? Qui la foto è troppo piccola, vedi? Ecco, questo post invece è perfetto…”. Basta navigare pochi minuti su Facebook in compagnia di Christina Craver per rendersi conto della sua abilità nel destreggiarsi nel mondo dei social network.

Ventisette anni, Christina è nata a Silver Spring (Maryland, USA) e, dopo aver girato mezzo mondo dall’Arabia Saudita a Los Angeles e Hong Kong, da Firenze e Bruxelles, si è trasferita da qualche anno a Trento. Il suo lavoro ruota attorno alle reti sociali, vere e proprie “piazze virtuali” che negli ultimi anni sono entrate prepotentemente nelle vite di milioni di italiani: uno su due è presente su social media e ci trascorre mediamente due ore al giorno.

Viene da se che Facebook, Twitter e Instagram – solo per citare i social più conosciuti – siano diventati terreno di conquista anche per grandi, medie e piccole aziende che mirano ad attirare nuovi utenti o a fidelizzare i consumatori abituali. Ma come fare a districarsi in un oceano così profondo nel quale ogni giorno vengono gettati milioni e milioni di contenuti, che rischiano di affondare senza nemmeno essere notati?

La risposta sta in una figura che, nata relativamente da poco tempo, viene data da alcuni addetti ai lavori già per morta: stiamo parlando del social media manager, professionalità che, coniugando competenza grafica e tecnica con fantasia e creatività, sta “dietro” alle reti sociali e che, quotidianamente, in accordo con l'azienda per la quale lavora, va a caccia di “mi piace”, commenti e condivisioni.

Christina, innanzitutto, sei d'accordo con chi dice che il lavoro del social media manager è destinato a breve all'estinzione?

No. In Italia, anzi, vedo grandi potenzialità di sviluppo e la richiesta è sempre costante. Le grandi aziende si rendono conto che il social media è un canale importante per raggiungere utenti e clienti. Se il sito web è fondamentale – la carta d'identità che parla delle tue attività – sui social si può raccontare dell'altro, si possono postare contenuti da condividere, non direttamente per vendere un prodotto ma che possono interessare in qualche modo l'utente o una community.

In Italia a che punto siamo?

Una buona parte delle aziende italiane non fa social media, in particolare se medio-piccole. Ci sono anche quelle, però, che hanno già cominciato. La scelta in questo caso è a chi affidarsi: farlo “in casa” o rivolgersi a un esterno che si occupi a tempo pieno della dimensione sociale.

E perché un'azienda dovrebbe affidarsi a un social manager?

Essere un utente molto attivo non significa automaticamente sapere lavorare sui social media ed essere un buon social media manager. Scrivere sui social network è facile, ma quando bisogna farlo? E soprattutto come? È quello è il difficile.

Il mondo delle reti sociali insomma richiede preparazione e conoscenza…

Bisogna innanzitutto sapere cosa il nostro pubblico vuole leggere. Creata una comunità, bisogna saperla sviluppare e ingrandire. Le persone vanno motivate e incentivate a rispondere, va creata una massa critica. E poi c'è la grafica: come impostare la pagina, le fotografie, l'estetica, abilità importantissime che si possono imparare e formare.

E poi c'è la necessità di programmare.

Esatto. Nonostante il web sia uno mondo fluido e immediato, il lavoro del social media manager deve basarsi su una solida programmazione. E non potrebbe essere altrimenti se pensiamo che una sola persona può gestire più pagine o account, anche in canali differenti. Il punto della situazione va fatto ogni mese, vanno studiati e pianificati gli obiettivi. Ci sono alcuni eventi importanti da coprire? Benissimo, mettiamo tutto in calendario, impostiamo il lavoro in largo in anticipo. Poi penseremo al live. È impossibile gestire tutto giorno per giorno, ma questo non vuol dire che un social media manager non sia sui social ogni giorno. Il nostro è un lavoro full time.

Anche perché l'utente vuole essere sempre connesso e si aspetta sempre nuovi contenuti. Vuole essere “curato”.

Non c'è solo il cosa, ma anche il come, il dove e il quando, perché se continuo a postare alle 12 quando i miei utenti sono on-line alle 15, difficilmente raggiungerò il mio obiettivo e quello dell'azienda. Fondamentale è anche la scelta del canale o dei canali che mi permettono di raggiungere effettivamente i miei clienti. Per semplificare al massimo: non basta postare su Facebook perché “ce l'hanno tutti”, ma è anche inutile aprire troppi canali correndo poi il rischio di non avere nulla da dire.

E poi, naturalmente, anche l’occhio vuole la sua parte.

L'importanza della fotografia non si discute. Ma da sola l'estetica non basta. Fondamentale è anche il copy, ovvero il breve testo che l'accompagna. Bisogna saperlo comporre in maniera accattivante, utilizzare la fantasia, fare collegamenti.

Un esempio?

Devo scrivere un messaggio che annunci l'apertura della prevendita di uno spettacolo teatrale. Non posso farlo banalmente, corro il rischio che il messaggio non riscuota un buon successo. Allora posto la foto di un teatro vuoto e chiedo: “Hai già pensato a quale sarà il tuo posto?”. Un utente apprezza sempre il lavoro che c'è dietro…

Come vedi la professione del social media manager nei prossimi anni?

In evoluzione. L’Italia rispetto agli Stati Uniti, ad esempio, è nettamente indietro sull’e-commerce, il commercio on-line, ed è proprio in questo campo che potrebbero trovare spazio figure legate alle reti sociali. In America i consumatori vengono definiti “avventurosi” perché si muovono sempre alla ricerca di nuovi prodotti. Gli italiani non ancora. Stessa cosa si può dire per i nuovi canali sociali, che piano piano stanno prendendo piede anche in Italia. Insomma, il mercato potrà cambiare, modificarsi, ma l’attenzione va sempre e comunque rivolta alle indicazioni dei clienti.

Per sopravvivere quindi il social media manager non dovrà limitarsi ad essere solo un buon copy wrighter?

Certamente, perché la sua peculiarità è proprio quella di essere una figura poliedrica. Deve essere attento ad analizzare i dati per capire quando parlare al proprio pubblico. E soprattutto capire a chi sta parlando. Un contenuto può essere splendido ma senza visibilità andrà perduto. D’altra parte è inutile che un post sia una raccolta di like e condivisioni, se poi l’azienda non ha riscontri sui prodotti che vuole vendere o sulle offerte realizzate per i suoi clienti. Il social media manager deve mantenere un occhio sempre attento al mercato, dialogare e coordinarsi con l’area comunicazione e marketing per sapere cosa comunicare e che linea tenere all’interno di un determinato piano editoriale. Insomma, avere sempre un quadro globale di ciò che gli sta intorno.

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