“Rieduchiamoci, dal carrello…”

Tra “incredibili contraddizioni, a livello locale e globale”, un'interessante riflessione sul rapporto tra cibo e consumatore. Presentato venerdì 3 marzo durante la Green Week, il nuovo libro di Andrea Segrè, “Mangia come sai”

Ci abbiamo a che fare ogni giorno ma spesso non ne sappiamo un granché. Quando ne parliamo, poi, il rischio è quello di fare una gran confusione. Cibarsi resta un elemento imprescindibile per la vita, ma diventa importantissimo – oggi, e sempre più in futuro – imparare (o re-imparare) a farlo correttamente, salvaguardando la nostra salute, quella dei produttori e, di conseguenza, anche quella dell'ambiente.

Lo ribadisce Andrea Segrè in “Mangia come sai. Cibo che nutre, cibo che consuma” (EMI, 2017), presentato in anteprima venerdì 3 marzo a Trento, durante uno degli appuntamenti organizzati all'interno della Green Week. Segrè, presidente della Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige, della Fondazione F.I.CO. e del Centro Agroalimentare di Bologna, fondatore di Last Minute Market, completa con questo l'agile una trilogia dedicata alla filiera agro-alimentare della quale fanno parte anche “Cibo” (Il Mulino, 2015) e “L'oro nel piatto, il valore del cibo” (Einaudi, 2015).

Se nel mondo ci sono 800 mila affamati (ma con quanto si spreca si potrebbe sfamare un terzo della popolazione mondiale…), sono più del doppio le persone che soffrono a causa di malattie derivanti dall'ipernutrizione, fattore che incide in maniera rilevante anche sulla spesa sanitaria. L'illegalità che si abbatte sulla filiera agroalimentare, le sofisticazioni e contraffazioni, poi hanno un doppio impatto negativo: sia su chi consuma, sia su chi lavora.

In questo quadro di “incredibili contraddizioni, a livello locale e globale”, spiega Segrè, soltanto attraverso la conoscenza – ovvero l'educazione ambientale e alimentare – si può arrivare ad un nuovo punto di equilibrio e di conseguenza alla giustizia. Ma da dove partire? “Serve attenzione ai piccoli gesti – spiega l'autore – attraverso i quali possiamo davvero avviare una rivoluzione culturale”.

Partendo, o meglio ri-partendo, dai banchi delle scuole, perché uno spreco quantificato in 16 miliardi solo nel nostro Paese è sintomo di come il gene dell'intelligenza alimentare, derivato dal sapere dell'economia domestica, sia andato perso. “Gli ultimi cinquant'anni – dice Segrè – hanno avuto un notevole impatto sul nostro dna alimentare e sulla nostra identità, che va ricostruita”.

Mangiare bene fa bene, ma il cibo buono va ricercato e conosciuto, districandosi tra gli estremi della cucina pluristellata e quindi elitaria, e i fast food che – differentemente dal pensare comune – non fanno rima con risparmio. “Non abbiamo bisogno dello smart food, del cibo intelligente, ma dobbiamo essere intelligenti nel consumare”.

Riutilizzando con fantasia gli avanzi, ad esempio. Ma, prima di tutto, facendo attenzione a cosa finisce nel nostro carrello dato che i “migliori rifiuti sono quelli che non si producono”: la metà di ciò che si getta via, viene infatti dai frigoriferi delle case e quel cibo non può essere recuperato in alcun modo. “Siamo chiamati a cambiare qualcosa nel modo in cui ci alimentiamo, nella nostra dieta. Non parlo di restrizione calorica, ma di nuovi stili e condotta di vita”, continua Andre Segrè. “L'obiettivo è quello di arrivare al 'cibo medio' – la dieta mediterranea 'alpina' legata al territorio e alla nostra genetica, promuovendo modelli su piccola scala che favoriscono anche la qualità del prodotto – che impatta di meno sull'ambiente, è più sostenibile e che, di conseguenza, dobbiamo essere disposti a pagare anche un poco in più”.

Il punto da partenza è che “siamo ciò che mangiamo”. Lo ha detto Feuerbach, ma Segré cita anche Luciano Ligabue che nella canzone “Baby è un mondo super” (ormai uscita da qualche annetto – era il 1999 – ma sempre attualissima…), si diverte a prendere in giro la società dell'iper connessione, dell'iper consumo e dell'iper crescita. “Rovesciando la prospettiva, sei ciò che mangi diventa mangia come sei e, infine, mangia come sai. Con consapevolezza e responsabilità”.

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