Una mostra al Museum Ladin Ciastel de Tor di San Martino in Badia
Bolzano – In Alto Adige, fin dal dopoguerra, le scuole corrono e si sviluppano su binari paralleli. Fin dalla prima infanzia ci sono istituti a lingua di insegnamento italiana o tedesca. Ogni realtà scolastica ha la sua Intendenza, i suoi insegnanti, i suoi programmi, sia pure nel rispetto dell’ordinamento a livello nazionale e delle leggi provinciali. A partire dalle elementari gli alunni imparano anche la cosiddetta “seconda lingua”, per alcuni l’italiano, per altri il tedesco. Una scuola che metta insieme i ragazzi dei due gruppi linguistici ancora non c’è. Secondo un’interpretazione restrittiva sarebbe esclusa dallo Statuto di autonomia.
Una felice eccezione a tutto ciò è la “scuola ladina”. O meglio: la scuola nelle valli ladine. Qui le materie vengono insegnate usando in modo paritetico l’italiano e il tedesco. Il ladino è presente, in diversa misura, come lingua strumentale e veicolare nelle scuole di ogni ordine e grado.
Ma come è nato il modello scolastico plurilingue e paritetico in val Gardena e val Badia? Cosa è diventato nel corso degli anni? E quali sono le sue peculiarità? In occasione dei settant’anni dalla nascita del sistema scolastico ladino in provincia di Bolzano, il Museum Ladin Ciastel de Tor di San Martino in Badia dedica ad esso una mostra temporanea, dal titolo ”Zacan y incö – La scuola nelle valli ladine”, organizzata in collaborazione con la Direzione Istruzione, Formazione e Cultura ladina. “In questi settant’anni, sulla base delle norme di attuazione dell’Autonomia, si è cercato di realizzare per la popolazione di lingua ladina una scuola che tenga conto al meglio delle sue esigenze. La mostra intende mostrare gli sforzi compiuti in questo senso nei programmi, nei materiali didattici ed in particolare nel campo del plurilinguismo”, sottolinea l’assessore competente Florian Mussner.
L’obiettivo della mostra è quello di far conoscere al grande pubblico anche fuori dalla Ladinia, e specialmente alle scolaresche, questa pratica ancora poco nota, capace di garantire una formazione plurilingue nel rispetto della cultura ladina. La mostra lo fa raccontando le vicende della scuola ladina dagli albori ad oggi sulla scorta di documenti, immagini, oggetti ed elementi simbolici, nell’ambito di uno stimolante itinerario storico-didattico.
Sin dalle sue origini, nella realtà delle valli ladine dolomitiche la scuola fu oggetto di conflitti e contrasti tra gli opposti nazionalismi italiano e tedesco. Le esigenze e i diritti della piccola minoranza locale non erano tenuti in particolare considerazione. Solo a partire dal 1948 venne introdotto l’insegnamento curriculare del ladino, anche se per poche ore settimanali. L’adozione del modello paritetico, finalizzato a preservare l’equilibrio tra le lingue d’insegnamento italiana e tedesca, offriva per la prima volta un’opportunità di sviluppo anche alla lingua e alla cultura ladina. Una scelta che si rivelò vincente: nel corso degli ultimi settant’anni, infatti, si è affermata una didattica plurilingue unica nel suo genere, che ha permesso di ottenere ottimi risultati nelle diverse competenze scolastiche.
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