“Figura in crisi, ma non scomparsa”

Sono junghiana: Jung ha anticipato i tempi uscendo da paradigmi rigidi, concependo la realtà come tensione tra opposti che possono coesistere. In "Verso Gerusalemme", il cardinal Martini parla di sete di infinito, dell'effusione dello Spirito: il padre è rappresentante di esso. Questa figura ora è in crisi, ma non è scomparsa. La funzione paterna è simile ad un fiume sotterraneo e attraversa cicli trasformativi: ha a che fare con il divenire, con una via che si apre, invita all'erranza e questa dinamica deve essere valorizzata. Lavoro con donne vittime di tratta che mi riconoscono la funzione paterna: la paternità è una funzione psichica non legata al genere, e bisogna ridarle dignità. La contemporaneità è caratterizzata dal crollo dei valori, il mondo della finanza ha estirpato la radice dell'umanizzazione a cui bisogna tornare per ripristinare la funzione di garante del padre, in assenza della quale c'è angoscia perché manca la possibilità di interiorizzare la comprensione di ciò che causa il male.

La mitologia ha offerto molti modelli di riferimento: Ettore desidera che il figlio sia più grande di lui, la speranza di ogni padre è che ciò che ha seminato sia portato avanti dal figlio. Il compito più alto che il padre deve conservare è la trasmissione della memoria storica: non i fatti, ma come i fatti sono stati elaborati, cosa abbiamo imparato per esempio dalla guerra, dalla distruttività. La trasmissione può essere intergenerazionale, quando gli oggetti sono trasmessi perché elaborati, oppure transgenerazionale: in questo caso è malata perché non c'è stata metabolizzazione di elementi che sono stati tenuti segreti, creando lacune nella memoria. Il pater familias va rivisto in qualità di garante della crescita dei figli: lo sguardo paterno gettato in avanti dà il progetto, scrive Zoja in "Nel gesto di Ettore", ed è il senso di quello che è trascorso.

La figura paterna deve ritrovare una posizione di orizzontalità ed essere in grado di ascoltare e dialogare. Queste sono le qualità del nuovo padre, capace di creare connessioni e coniugare autorevolezza e tenerezza. Papa Francesco è tornato alle radici dell’essere umanizzante: il padre deve riscoprire la radice umana dell’interiorità. Secondo il Papa, dobbiamo chiedere perdono ai giovani perché non abbiamo dato loro spazio, e chi governa deve imparare a guardare verso l’alto per parlare con Dio e non giocare a essere Dio, e verso il basso per aiutare chi è caduto. Il paterno deve cioè offrire linee guida senza sentirsi onnipotente, senza opprimere. Cosa resta del padre, si domanda Recalcati citando “Patrimonio”, libro in cui Philip Roth immagina la separazione e il lutto dal padre malato e si fa erede non solo delle luci ma anche delle ombre, ritrovando così la possibilità di elaborare in profondità la perdita.

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