Tema ricorrente di Carlo Adolfo Fia è la figura dell’uomo in continua lotta interiore con se stesso e con le avversità. Figura che non è quasi mai isolata, ma piuttosto viene colta in gruppo. Che si tratti di una Ultima cena o di un Compianto su Cristo morto, di un gruppo di dolenti ai piedi della Croce o di angeli siamo quasi sempre davanti a intense coralità espressioni dei valori umani i più alti.
Fra le esposizioni relativamente recenti Carlo Adolfo Fia va ricordata nell’autunno 2016, “Volti”, una personale alla galleria civica Craffonara di Riva del Garda organizzata dal Gruppo Amici dell’Arte.
Curata, come questa che si intitola “Sguardi”, dal critico d’arte Nicoletta Tamanini, anche quella poneva al centro l’uomo e la fede, il sentimento e la forte espressività.
Non è certo un caso che Fia prediliga i visi in cui la linea del naso prosegue quella della fronte secondo i canoni della scultura classica: il profilo “greco”, la nobile conformazione, piuttosto rara, che presenta una linea pressoché continua tra fronte e naso, senza evidenti cambi di angolo tra le due parti e senza la sporgenza, il leggero rigonfiamento della fronte al di sopra della radice del naso.
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