Quando Karl Gruber faceva tappa a Trento

Mauro Eichta in uno degli Incontri internazionali di Pace, da lui promossi

Lo Spunto

Mario Eichta, noto per la sua lunghissima attività in ricordo di tutte le vittime della Grande Guerra, ha ottenuto l’onorificenza di Grande Ufficiale. Tra i nuovi cavalieri anche l’avvocato e presidente dell’Ana Paolo Frizzi di Trento, l’ex consigliere provinciale Guido Ghirardini di Caldes, Giuliano Mattei (ex presidente Nuvola) di Ala, Giovanni Menotti (Riva del Garda), e il luogotenente Gianluca Trentin di Levico Terme.
(l’Adige, 3 giugno 2024)

L’onorificenza che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha attribuito (assieme ad altri trentini) a Mario Eichta nella ricorrenza del 2 giugno non è solo un riconoscimento per la sua attività di ideatore e promotore degli Incontri internazionali di Pace tenutisi dal 1992 al Passo del Tonale e in altri luoghi di sanguinosi combattimenti nella Grande Guerra 1915-18. Non si tratta soltanto di una pacificazione “storica” fra eserciti nemici di Austria ed Italia, fra Kaisejager e Alpini, perchè l’iniziativa richiama anche alla memoria la stagione intensa che portò, dopo gli anni del terrorismo in Alto Adige, alla pacificazione fra il Trentino e il Sudtirolo, compiutasi poi con il Pacchetto e lo Statuto della seconda autonomia e realizzata concretamente attraverso le successive norme di attuazione, fino ad oggi.

La prima autonomia, nata nel 1948 con la Costituzione repubblicana e promossa dall’Accordo di Parigi del 1946 fra il trentino Alcide De Gasperi e il tirolese Karl Gruber, era poi entrata in crisi nel 1957, dopo il raduno di Castel Firmiano e i successivi ricorsi dell’Austria all’ Onu per dare risonanza internazionale alla protesta sudtirolese sulla mancata attribuzione alle Province di importanti competenze regionali (agricoltura in primis) e sul centralismo romano in materia di edilizia popolare a Bolzano.

Gli sforzi diplomatici per comporre la vertenza furono ostacolati dalle frange estremiste dei due Paesi e sfociarono nel terrorismo con la “Notte dei fuochi” (11-12 giugno 1961) con 37 tralicci abbattuti e la morte dello stradino Postal. Per predisporre le norme di un nuovo Statuto, con attribuzioni più larghe alle Province, il ministro degli Interni Scelba promosse l’istituzione della “Commissione dei 19”, largamente rappresentativa, cui va il merito di aver elaborato il secondo statuto di autonomia, approvato poi nel 1969 con una risicata maggioranza dalla Svp a Bolzano e sentito spesso come peggiorativo in Trentino.

A questo punto emerge nuovamente la figura di Karl Gruber ( con Mario Eichta) come promotore di pace e convivenza fa Trento e Bolzano, le due province separate non solo da un confine linguistico, ma fra due mondi, storici e antropologici diversi. La pacificazione – la ricomposizione – divenne possibile, infatti, non solo grazie al lavoro intelligente di politici accorti (vanno almeno richiamati i nomi di Moro, di Postal, di Renato Ballardini e di Berloffa, dediti al bene comune, non alla ricerca di un consenso populista) ma anche alla partecipazione, prima e dopo il Pacchetto, di altri uomini di buona volontà, come appunto Eichta.

Crearono infatti un tessuto connettivo favorevole alle norme giuridiche, un clima positivo di reale, non solo formale pacificazione. Non può andare scordata, in questo contesto, l’azione dei due vescovi di Trento Gottardi e di Bressanone Gargitter.
Gottardi aveva come consiglieri e “braccia operative” due sacerdoti, don Rogger e don Vielmetti, perfetti conoscitori del mondo tedesco, amici e compagni di studi romani di Gargitter e del cardinale di Vienna Koenig. Vanno ricordati anche Paolo Prodi e Pierangelo Schiera, pionieri dell’Istituto Storico Italo germanico, Paolo Magagnotti, capo dell’Ufficio Stampa della Regione, che aveva stretti contatti al ministero degli Esteri, e Bepi Prosser, funzionario provinciale, appassionato di caccia come il suo presidente Bruno Kessler e amico di un altro cacciatore, Wallnoefer, capitano del Tirolo a Innsbruck. Le battute di caccia in Austria servivano ai due, più che a sparare, a parlare di problemi transfrontalieri, di Alto Adige soprattutto.

Nasceva da questi positivi intrecci quanto si scriveva allora sui giornali: che i problemi dell’autonomia si risolvono a Roma, ma che la via più breve fra Trento e Bolzano passava per Innsbruck e Vienna. Di questo contesto fa parte anche Karl Gruber, figura di primo piano e nella vicenda dell’autonomia , e Mario Eichta, al quale va il merito di averlo subito capito. Dopo l’accordo di Parigi, infatti, Gruber venne, per così dire “punito” dalla politica austriaca, fu bloccato nella carriera. Fu nominato ambasciatore in alcune sedi anche importanti, ma più in là non andò perchè gli veniva rimproverato dagli ambienti nazionalisti, di aver trovato un accordo con l’Italia, invece di chiedere l’autodeterminazione separatista per il Sudtirolo. Nonostante le ostilità, Gruber non sconfessò mai l’Accordo con De Gasperi, ed anzi, ne parlava spesso attraverso Eichta che era diventato il suo uomo di riferimento nel Trentino. All’inizio di ogni estate infatti , quando scendeva per recarsi al mare, Gruber faceva sempre tappa a Trento, non a Bolzano o a Verona, dove Eichta prenotava per lui una stanza all’Hotel Everest. Il direttore di Alto Adige Gianni Faustini mandava sempre noi cronisti a sentire Gruber che, appoggiato e tradotto da Mario Eichta, si prestava volentieri all’incontro cordiale. Dalle cene non uscivano “scoop” e neppure pettegolezzi, ma rinsaldavano legami, rapporti e conoscenze. Soprattutto confermavano il ruolo importante e spesso decisivo della politica trentina nel percorso dell’autonomia sudtirolese e il fatto che essa avesse bisogno di essere inserite in due “cornici” concentriche, una territoriale (la regionalità ora estesa anche al Nord Tirolo con l’Euregio) e insieme la “frame” umana, delle lingue reciproche che almeno ci si sforza di imparare.

Di questa, nel ricordo di Karl Gruber e delle sue soste a Trento, va detto un grazie anche a Mario Eichta. La pacificazione autonomistica, che in questi giorni ha portato il sudtirolese Dorfmann al Parlamento europeo anche con i voti trentini, resta la sua onorificenza più bella.

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