“Fascinazioni” al Museo Diocesano: in mostra l’arte di Renato Perini

Sarà visitabile a partire dal prossimo 28 giugno negli spazi del Museo Diocesano Tridentino la prima mostra monografica dedicata all’inedita produzione artistica di Renato Perini (1924-2007), di cui quest’anno si celebra il centenario della nascita. Noto per il suo fondamentale contributo al rinnovamento dell’archeologia preistorica alpina, il “Maestro”, com’era chiamato a testimonianza del suo particolare contributo alla costruzione di conoscenza, ha lasciato centinaia di dipinti, disegni e sculture in legno, realizzati prevalentemente in una dimensione di vita privata e familiare; fino ad oggi questa parte della sua eredità culturale, oggetto di positivi ma fugaci riscontri critici, è rimasta in ombra.

Organizzata dalle associazioni culturali Sintesi – Museo Didattico e Bianconero, in collaborazione con il Museo Diocesano Tridentino, l’iniziativa intende valorizzare un percorso creativo che rimonta agli anni del secondo conflitto mondiale per concludersi, senza soluzione di continuità, solo all’alba del terzo millennio.

Una scelta di oltre settanta opere, accompagnate da schizzi e taccuini, su cui Renato Perini annotava instancabilmente il flusso dei pensieri e delle impressioni, documenta le varie fasi di una ricerca nata da un’intima urgenza espressiva, tra senso vivo dello spettacolo della natura, stupore del sacro e dialogo vivo con la contemporaneità.

Le diverse sezioni espositive presentano, per gruppi, la varietà di supporti e materiali sperimentata nel tempo da Renato Perini, dalle prime prove pittoriche alla “scoperta” della scultura in legno, suo materiale di elezione, fino alle chine e ai gessetti che formano l’ultima parte della sua produzione; senza dimenticare i bozzetti e gli studi che accompagnavano ad ogni passo anche il suo lavoro di archeologo. La sua fama internazionale è legata in particolare alle campagne di scavo condotte tra il 1969 e il 1976 nel sito palafitticolo della torbiera di Fiavé. A un secolo dalla nascita, il profilo di Renato Perini si arricchisce ora di nuovi, preziosi elementi che lo confermano interprete sensibile del patrimonio ambientale e di cultura della sua terra.

Nato a Terragnolo (Trento) il 12 aprile 1924, secondo di otto fratelli, Renato Perini si diploma presso l’Istituto magistrale “F. Filzi;” di Rovereto nel 1943 e nello stesso anno è costretto alla guerra nell’Alpenvorland. Già dai tempi delle superiori inizia a dipingere e, negli anni Quaranta, è apprendista in un laboratorio in Alto Adige/Südtirol dove si dedica al restauro e alla scultura di crocifissi in legno. Esperienza fondamentale è anche il servizio militare che, dal maggio 1946, lo porta successivamente al CAR di Montorio Veronese e nella capitale, dove visita instancabilmente aree archeologiche e musei. Si sposa nel 1950 con Maria Leonardi e crescono cinque figlie. Fra il 1948 e 1976, svolge l’attività di maestro elementare in Valsugana e a Trento, coinvolgendo gli alunni in moderne esperienze di ricerca e produzione artistica. Gli scavi dei resti di un villaggio appartenente alla Cultura Fritzens-Sanzeno ai Montesei di Serso a Pergine Valsugana, da lui stesso individuato, costituiscono il suo primo approccio con l’archeologia di campo. Dal 1961 al 1976 presta la propria opera come archeologo autodidatta per il Museo Tridentino di Scienze Naturali nel settore della paletnologia e nel maggio 1976 viene assunto in qualità di archeologo presso il Servizio Beni Culturali della Provincia autonoma di Trento. Parallelamente realizza disegni e sculture, queste ultime spesso in relazione con le architetture dello studio Luciano Perini. Si segnalano in particolare le opere destinate allo spazio ecclesiastico: i grandi pannelli per il Collegio dei Cappuccini (1965), i battenti per l’ingresso laterale della chiesa di San Giorgio a Serso (1966), le porte del nuovo tempio di San Pio X a Trento (1975).

La fama internazionale di Renato Perini è legata in particolare alle campagne di scavo condotte tra il 1969 e il 1976 nel sito palafitticolo della torbiera di Fiavé, oggi sito UNESCO; imprescindibili restano anche, tra altri, i risultati degli scavi delle aree fusorie nel Trentino orientale. Il suo contributo si estende ad una prassi archeologica che anticipa l’idea del cantiere aperto e dell’archeologia partecipata: le sue campagne, infatti, costituiscono anche un’occasione di sensibilizzazione culturale e largo coinvolgimento delle realtà locali. Nella sua intensa opera di divulgazione, fa tesoro dell’esperienza pregressa nell’insegnamento, ricorrendo a un linguaggio accessibile a tutti: ancora oggi è ricordato come il “Maestro”, a testimonianza della sua spiccata attitudine a favorire la costruzione e la disseminazione di conoscenza. Muore a Trento il 12 marzo 2007, dopo aver ricevuto la laurea honoris causa conferitagli nel 1990 dall’Università di Innsbruck in riconoscimento dei suoi meriti scientifici.

La mostra è realizzata nell’ambito di Trento Capitale Europea del Volontariato 2024. In questo importante contesto, il museo rinnova il suo impegno di apertura alle associazioni e alla comunità, invitando tutti i cittadini a partecipare e a contribuire attivamente alle attività culturali e sociali legate alla mostra.

 

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina