Elezioni europee: i programmi delle liste in campo su pace, politica estera e difesa comune europea

Gaza, dicembre 2023: attacco alla parrocchia cattolica. Distruzione causata dalla guerra (Foto Lpj.org)

Una guerra sul continente, il conflitto in Palestina e il ruolo, forse troppo marginale, dell’Europa nella mediazione dei conflitti, mentre si torna a parlare della possibilità di organizzare un sistema di difesa comune. Ma quali sono le posizioni dei partiti in gara alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno nella circoscrizione Nord-Est, che comprende anche il Trentino?

Forza Italia e Svp chiedono una politica estera uniforme e di “costruire difesa e sicurezza comuni”, con l’istituzione di un commissario europeo per la Difesa. Nel programma, il potenziamento dell’industria della difesa e dei programmi comuni e maggiore cooperazione delle forze armate, nella fedeltà all’Alleanza Atlantica. Stati Uniti d’Europa vuole una politica estera e di difesa comune. L’Europa “cominci davvero a parlare con un’unica voce, e che si pongano le basi per un’Europa della Difesa, che promuova più efficacemente e incisivamente il pilastro europeo dell’Alleanza Atlantica anche attraverso la creazione di un vero e proprio esercito europeo che superi la frammentazione delle risorse e degli investimenti degli stati membri”.

Per Alternativa Popolare “la costruzione di un Esercito comune europeo, già immaginata dai nostri padri fondatori, non può più essere rimandata”, senza rinnegare “la prospettiva atlantista e la lealtà al Patto Atlantico e alla NATO”, anche con l’aumento degli investimenti nel settore della difesa: tali spese “dovranno essere considerate come un investimento sulla sicurezza” e pertanto “essere poste fuori dal Patto di stabilità”. Pace Terra Dignità chiede di “cessare l’invio di armi all’Ucraina” e di “coadiuvarla in un negoziato che garantisca la reciproca sicurezza alle parti e risolva con procedure democratiche e di autodeterminazione il contrasto sulle terre contese”. è da escludere “la costituzione di un Esercito Europeo”, al contrario “l’Europa, federazione di Stati, dovrà aprire una fase nuova di cooperazione fra i popoli”, “ridurre la spesa militare, promuovere il controllo pubblico della produzione e dello scambio delle armi”.

Il Movimento 5 Stelle vuole la creazione di una conferenza di pace per fermare la guerra in Ucraina e difende il riconoscimento da parte dell’UE dello Stato della Palestina. “Serve un accordo di pace per fermare la strage di vite umane” in Ucraina, sostiene Libertà, che chiede che “l’Italia si dichiari non belligerante e mandi aiuti umanitari piuttosto che spendere soldi in armi”. Alleanza Verdi e Sinistra chiede di “interrompere le forniture militari” e di lavorare per un cessate il fuoco nel conflitto russo-ucraino, con l’avvio di negoziati. “La costruzione di una difesa europea dovrebbe invece corrispondere a una razionalizzazione e quindi una diminuzione della spesa militare”, “l’esatto opposto di quello che sta proponendo la Commissione europea”.

Il Partito Democratico vuole un esercito comune europeo e chiede di “sostenere la resistenza del popolo ucraino di fronte all’aggressione russa”, mettendo anche in campo ogni sforzo diplomatico e politico per far cessare il conflitto. Nel suo programma Fratelli d’Italia sostiene la costruzione di “una politica industriale comune nel settore della difesa”, “potenziando la base industriale sia in termini di produzione che di ricerca e sviluppo, e consolidare un’industria della difesa tecnologicamente avanzata”. Le spese per la difesa vanno escluse dal computo di deficit e debito. Azione è favorevole all’istituzione di un’unione della difesa e di forze armate europee. Vuole che l’UE “continui a sostenere l’Ucraina e assicuri a Kiev i mezzi per contrastare l’aggressione russa e riconquistare le parti del suo territorio ancora sotto il controllo di Putin”. La difesa dell’Ucraina è vista come “primo passo verso una politica estera europea più strutturata ed efficace”. La Lega è contraria alla creazione di un esercito comune europeo, ma favorevole a “sostenere il diritto di autodifesa dell’Ucraina”, perseguendo nel contempo ogni sforzo diplomatico “per arrivare a una soluzione condivisa e porre fine al conflitto”.

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