Quest’anno ha dato alle stampe il suo secondo romanzo, per ora solo in tedesco. Il primo, “Sassi vivi”, è invece stato tradotto in italiano da Carla Festi (e pubblicato da Keller) sulla scia di un progetto universitario della facoltà di Lettere dell’ateneo di Innsbruck.
L’autrice, la bolzanina Anna Rottensteiner, dopo aver studiato in Austria, dal 2003 dirige, nel capoluogo tirolese, il centro di letteratura Literaturhaus am Inn. E’ un esordio che non è passato inosservato per la forza con la quale la scrittrice altoatesina impasta storia privata (l’amore tra Dora e Franz) e grande Storia in una terra di confine al tempo delle Opzioni e nel secondo dopoguerra. Quello dei protagonisti è un incontro tra due culture, certo, segnato da storie diverse, da percorsi che in qualche modo sfuggono loro di mano nel vortice degli avvenimenti. Riflessivo, Franz, suo malgrado con addosso la divisa tedesca poco dopo l’istituzione dell’Alpenvorland. Entusiasta, Dora, del Mussolini che pur si rifugia a Salò e si avvia verso la fine. E’ un’Italia divisa, sconvolta, ormai sulla strada di cambiamenti epocali. Dentro questo calderone, Dora e Franz (che si erano conosciuti nel maso di famiglia di lui dove il padre di lei alloggiava, maestro “italiano” mandato dal regime a insegnare ai “tedeschi” sudtirolesi) si ritrovano sulle sponde del lago di Garda. E’ un lungo flashback il racconto di Anna Rottensteiner, intenso, la cui imperfezione sta forse nella necessità di dover scandire i tornanti della Storia e non lasciarsi andare fino in fondo al “dolore” della narrazione e della separazione da un passato che ha lasciato ferite profonde. Perché per Dora e Franz il presente e il futuro è e sarà lontano dalla loro adolescenza, anche fisicamente, al nord, accolti da un’isola dove coltivare la propria vita. Un esilio nel quale i “sassi vivi” raccolti sulla spiaggia e modellati segnano il passare del tempo, l’elaborazione di un lutto, una responsabilità che ha lacerato la coscienza. “Sistema le tue faccende, poi prendi Dora e vattene via con lei lontano da qui”, dice la mamma di Franz rivolta al figlio. “Quello che so – continua, in un altro passaggio di grande potenza – è che le farfalle volano nell’aria senza preoccuparsi se sono italiane o tedesche. I fiori, le bacche e le erbe crescono nella terra, non importa di quale paese. La terra non è nostra e il sangue scorre nelle vene di tutti gli uomini. Le mucche nella stalla non fanno resistenza alla mano tedesca o italiana fintanto che le munge delicatamente”.
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