Dalle nostre radici uno sguardo sul futuro

Una convenzione tra Università e Arcidiocesi per valorizzare il ricco patrimonio del Vigilianum

Da una parte l'Università di Trento con i suoi studenti, ricercatori, docenti. Dall’altra l’Arcidiocesi con il suo ricchissimo patrimonio archivistico e librario, oggi custodito nel nuovo Polo culturale Vigilianum. Un patrimonio non solo materiale (pensiamo alle competenze di quanti al Vigilianum lavorano), che potrà essere maggiormente valorizzato grazie alla convenzione sottoscritta martedì 19 luglio in rettorato dal rettore Paolo Collini e dal vescovo Lauro Tisi. Si concretizza così quello che qualche mese fa era solo un auspicio, che il rettore Paolo Collini, nel giorno dell’ordinazione del nuovo vescovo Lauro Tisi, il 3 aprile scorso, esplicitava a Vita Trentina in questi termini: “Il Vigilianum è una cosa straordinariamente bella, con dei fondi storici meravigliosi, e siamo molto ingolositi dalla possibilità per i nostri studiosi e per i nostri studenti di potervi attingere, ora che sono molto più disponibili”.

“Con questa convenzione non solo formalizziamo il coinvolgimento degli studiosi dell’università – all’Università di Trento ci sono varie aree disciplinari già attive negli studi sulle fonti archivistiche -, ma chiediamo la collaborazione dei giovani per valorizzare il patrimonio culturale e sperimentare nuove forme di trasferimento della conoscenza”, conferma Collini. “Ma ci appassiona anche l’idea di gettare un ponte tra generazioni e di creare le condizioni per sviluppare attività didattiche e scientifiche che possano coinvolgere gli studenti e avere ricadute sull’intero territorio”.

“Apriamo la storia della nostra gente custodita nei registri parrocchiali agli studenti e agli studiosi dell’Università, perché ci aiutino ad approfondirla e a renderla fruibile alle generazioni che verranno dopo di noi”, osserva il vescovo Tisi. “Ora che disponiamo di una sede adatta come il Polo culturale diocesano Vigilianum, dove è stato inserito l’Archivio Diocesano, desideriamo ancora di più valorizzare e conservare il patrimonio culturale e per questo chiediamo il contributo di chi ha la passione per la ricerca, ha le competenze e sa applicare nuovi metodi e tecnologie alla ricchezza del passato”.

La convenzione tra l’Università e l’Arcidiocesi nasce dalla positiva esperienza di passate collaborazioni – una su tutte: il seminario permanente “Nomi e memoria. Fonti nominative per la memoria dell’uomo”, organizzato dall’Archivio Diocesano insieme al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università – e prevede la possibilità di agire su diversi fronti. Oltre alla generica opera di valorizzazione e di conservazione del patrimonio culturale, ci si propone di sviluppare attività di alta formazione e di ricerca scientifica e così pure di offrire nuove opportunità agli studenti universitari.

Prospettive promettenti potranno venire dallo studio della popolazione sulla base delle fonti ecclesiastiche nominative conservate all’Archivio diocesano. “Si tratta di disseminare la conoscenza soprattutto della memoria sociale necessaria al patrimonio immateriale per l’identità del territorio”, osserva Casimira Grandi, docente al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale e referente della convenzione per l’Università di Trento, prospettando, inoltre, lo sviluppo di studi transdisciplinari e l’attivazione di stage e tirocini rivolti a studenti dell’Università di Trento. Le fa eco il suo alter ego per l’Arcidiocesi, Leonardo Paris, direttore dell’Ufficio Cultura e coordinatore delle attività del Vigilianum: “Volevamo fare del Vigilianum una realtà culturale aperta alla città di Trento e al territorio trentino, per offrire a chiunque la possibilità di avvicinare il suo ricco patrimonio, ma anche per costruire ponti tra diverse sensibilità e culture”. La convenzione con l’Università di Trento (che ha durata di cinque anni e potrà essere rinnovata di triennio in triennio, ndr), sottoscritta, per esplicita volontà del vescovo Tisi, dall’Arcidiocesi e non solo dal Vigilianum, rafforza questo obiettivo e conferma la vocazione del Polo culturale diocesano (questo “sguardo sul futuro“, come ebbe a definirlo l’arcivescovo emerito Luigi Bressan), ad essere quella “fabbrica di pensiero nobile” che il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Ugo Rossi, mostrava soddisfatto al ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, il giorno dell’inaugurazione, il 9 dicembre 2015.

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