Una raccolta di firme per rendere meno rigidi i criteri di formazione delle classi nel prossimo anno scolastico
“Bambole, non c'è una lira”. Adattata all'oggi, la celebre battuta con la quale l'attore Tino Scotti chiudeva immancabilmente ogni puntata dell'omonimo varietà televisivo Rai degli anni Settanta suonerebbe pressappoco così: “Scuole, non c'è un euro”. Invero, i soldi ci sono, ci mancherebbe, ma nei limiti della dotazione complessiva e della spesa massima definite dalla finanziaria provinciale che comprime la spesa della Provincia Autonoma di Trento. E a subirne le conseguenze è anche il comparto della scuola.
L'ultimo esempio, i nuovi criteri per la formazione delle classi e per la definizione degli organici del personale docente delle istituzioni scolastiche a carattere statale del secondo ciclo di istruzione per il prossimo anno scolastico (2016/2017). Li precisa una delibera approvata all'unanimità dalla giunta provinciale l'8 aprile scorso – presenti il presidente Ugo Rossi, il vice Alessandro Olivi, gli assessori Carlo Daldoss, Michele Dallapiccola, Sara Ferrari, Mauro Gilmozzi, Tiziano Mellarini e Luca Zeni.
A tradurre in termini numerici i nuovi criteri, due tabelle. La prima individua i parametri per la formazione delle classi prime e terze (laddove è prevista l’articolazione per indirizzi), la seconda per la formazione delle classi seconde, terze (laddove non è prevista l’articolazione per indirizzi) e quarte.
Le conseguenze pratiche? Per alcune scuole, si tratterà di dover cancellare qualche classe per procedere all'accorpamento nelle classi restanti. Con le immaginabili, negative conseguenze sulla continuità didattica, ad esempio. È il caso del Liceo classico “Prati” di Trento, dove l'applicazione rigida dei nuovi criteri porterebbe allo smembramento, nell'anno scolastico 2016/2017, delle attuali quattro prime (terzo anno) in tre classi seconde, con gli studenti costretti a dividersi, a cambiare libri di testo e metodi di insegnamento: al “Prati”, infatti, alcune classi adottano un particolare metodo di insegnamento, il metodo Orberg, dal nome del linguista danese che l'ha proposto, per l'apprendimento delle lingue classiche, altre invece mantengono un metodo più “tradizionale”. A farsi interprete dei dubbi e delle preoccupazioni di fronte ai nuovi criteri di formazione delle classi è un corposo gruppo di genitori e di studenti delle prime liceo che, confrontatisi lunedì scorso in una riunione dai toni pacati ma decisi, hanno manifestato più di una perplessità di fronte a decisioni che sembrano ridurre tutto a un mero calcolo ragionieristico (le ragioni del contenimento della spesa provinciale), che, è stato detto, avranno certamente le loro motivazioni, ma andrebbero in ogni caso verificate caso per caso, scuola per scuola, in base alla necessità, prevista peraltro nella stessa delibera provinciale, di salvaguardare “l’esigenza di assicurare la costituzione di un gruppo classe che, per dimensione numerica, garantisca condizioni ottimali sotto il profilo educativo e didattico”, come si legge nell'allegato alla delibera della giunta provinciale. Condizioni che non sembrerebbero essere garantite nel caso in cui si dovesse procedere alla brutale cancellazione di una classe, è stato osservato nel corso di quell'incontro, al termine del quale genitori e studenti hanno deciso di scrivere una lettera al Servizio Istruzione e Formazione del Dipartimento della Conoscenza, promuovendo al contempo una raccolta di firme in calce alla stessa lettera (gli interessati possono firmare recandosi presso la portineria del Liceo).
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