Quando i robot copiano l’uomo

Le prospettive dei progetti post-trans-umanistici pongono nuove domande etiche: l'intervento del prof. Carrara

Giovedì 4 febbraio l’aula magna dell’Arcivescovile di Trento ha ospitato il primo dei tre incontri sull’educazione che anche quest’anno il Collegio ha organizzato per la comunità scolastica e per la cittadinanza. Ospite d’eccezione è stato don Alberto Carrara, membro dei Legionari di Cristo, docente di antropologia filosofica presso l'Ateneo pontificio Regina Apostolorum a Roma. Dopo l' introduzione della presentatrice Valeria Ottaviani e della professoressa Katia Rizzardi, la relazione si è sviluppata a partire da due interrogativi, «Che cos’è l’uomo?» e «Che cos’è la psiche?».

Prendendo spunto dal trailer di tre film, Transcendence, Lucy e Selfless, Carrara ha descritto e messo in discussione le due concezioni della psiche oggi dominanti: quella da un lato che riduce la psiche umana ad epifenomeno del corporeo e, dall’altro, quella che oppone la psiche al corpo, ridotto a mero involucro.

Il relatore, laureato in biotecnologie, filosofia e teologia, ha guidato poi la platea a riflettere sulla moderna concezione di progresso tecnologico e sulla brama dell'uomo di raggiungere l'eternità, usufruendo di mezzi illusori oltre che discutibili dal punto di vista morale. Come in Selfless, ad esempio, film nel quale un anziano milionario, per sopravvivere alla morte imminente, compra il corpo di un giovane padre offertosi per salvare la figlia da una malattia degenerativa, al fine di innestarvi la propria mente. «La prospettiva emergente da film come questi – ha spiegato Carrara – non è fantascienza. In tale direzione si muovono, infatti, progetti come quelli del movimento post-trans-umanistico, finanziati da un magnate russo Dmitry Itskov e condiviso dall’ingegnere Hiroshi Ishiguro, che hanno creato copie robotiche di se stessi, guidate a distanza da sensori». Per i due, i robot possono avere una mente e la loro psiche può essere creata quasi dal nulla.

Ma al di là della robotica, mente e cervello nell'uomo sono la stessa cosa? Cosa ci dicono le neuroscienze? Carrara ha mostrato come già gli antichi avessero compreso i legami tra le due dimensioni. «Il cervello – ha detto citando Thomas Fix – è come una finestra aperta che ci parla della parte trascendente e, insieme, immanente dell’uomo»: una dinamica complessa, dunque, quella che giustappone mente, cervello e anima, che consente all'uomo sia di vivere fisicamente che spiritualmente. Nell'interessante dibattito, i quesiti posti dal pubblico hanno offerto allo studioso l'opportunità di far cadere alcuni luoghi comuni relativi alla sfera del mentale, come quello relativo all'uso di una percentuale del 10% delle potenzialità cerebrali da parte dell’uomo o quello sull'uso di psicofarmaci per favorire e potenziare l'apprendimento. Altre domande hanno consentito di introdurre il concetto definito da don Carrara «B & B», il concetto cioè dell’interazione tra biologia e biografia, che fa di ogni uomo un unicum. Riferendosi alla Scuola di Atene di Raffaello e al particolare delle mani di Platone ed Aristotele, l’una con l’indice rivolto al mondo delle idee, l’altra col palmo rivolto alla terra, Carrara ha inteso mostrare l’interconnessione tra spirituale e corporeo nella persona: i due filosofi con i loro gesti sono apparsi come allegoria dell'uomo che, posto tra cielo e terra, non può essere pienamente compreso se viene svincolato dall’una o dall’altra delle due polarità.

 Agnese Buralli,

IV liceo classico Arcivescovile

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