Nello stesso piatto e sullo schermo

Nei gulag, nei campi di concentramento nazisti e giapponesi diversi deportati scrivevano ricette su piccoli taccuini. Perché, metaforicamente, l’origine di una ricetta può anche essere la fame. Quei fogli sui quali venivano annotati gli ingredienti compilati da prigionieri ridotti allo stremo sono segni di resistenza, per non perdere la propria umanità. Banchetti immaginari (oggi alle 18 al teatro Sanbàpolis), della francese Anne Georget, è uno dei 32 film, tra corti e lungometraggi, documentari e di finzione, in concorso alla settima edizione del festival Tutti nello stesso piatto – organizzato da Mandacarù, la cooperativa di commercio equo e da Altromercato, l’organizzazione che da anni si occupa di solidarietà ed equità nel campo della produzione alimentare – in corso di svolgimento a Trento fino al 29 novembre, il martedì e il mercoledì all’Astra di corso Buonarroti dalle 19 in poi, il giovedì a Sanbàpolis dalle 18.30 e la domenica ancora all’Astra dalle 10.30.

Una kermesse che oltre ai film propone assaggi, mostre, confronti e che, partendo dal cinema, declina in mille modi quello che sta intorno al cibo e nel piatto, i tanti modi di produrlo, lo sfruttamento di milioni di contadini in parecchie parti del mondo, le tradizioni culinarie, le eccellenze, la solidarietà che in molti casi c’è tra “vecchio” mondo e Paesi in via di sviluppo, ma anche i disastri umani e ambientali provocati dalla ricerca, esclusivamente, del massimo profitto. Una varietà di temi, di film, di documentari, occasione piuttosto rara rispetto alla programmazione abituale.

Land grabbing or land to investors di Alfredo Bini (oggi alle 21,45 a Sanbàpolis ma anche una mostra fotografica allo spazio archeologico del Sas presente, sabato, l’autore) è, ad esempio, un corto che documenta quanto succede in Etiopia (ma non accade solo lì) dove investitori stranieri prendono in affitto terreni per coltivazioni intensive i cui frutti sono destinati all’esportazione non lasciando nulla alle popolazioni locali. Martedì prossimo all’Astra (ore 21) si potrà vedere Un mondo fragile, opera prima del colombiano César Augusto Acevedo, Camera d’Or all’ultimo festival di Cannes su una povera famiglia di contadini. E ancora, Tigri, di Danis Tanovic, premio Oscar per No man’s land (mercoledì prossimo all’Astra alle 21). Qui, il regista bosniaco, ispirandosi ad una storia vera, si occupa degli effetti collaterali del latte in polvere venduto in Pakistan e prodotto da una multinazionale. Rams dell’islandese Grímur Hákonarson ha per protagonisti due fratelli pastori a cui viene abbattuto l’intero gregge a causa di una malattia letale (il 17 novembre all’Astra). In concorso anche un paio di lavori sulla situazione greca (il 19 novembre a Sanbàpolis).

I film sono in originale sottotitolati. Biglietto d’ingresso: 5 euro. Info e programma: www.tuttinellostessopiatto.it

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