Folla alla Filarmonica: parole e musiche per il libro che racconta la storia di Filololò
Si è gremita venerdì sera la Sala della Filarmonica a Trento per l'intensa e “familiare” presentazione a più voci di "Filololò rema nell'aria. Storia di Alessia", il toccante testo delle edizioni Erickson (vedi numero scorso di Vita Trentina pag.11) in cui il giornalista Paolo Ghezzi e l'insegnante di lettere Emanuela Artini raccontano i 28 anni di vita della loro primogenita Alessia.
"Antenna sul precipizio del mondo", la canta la madre, "miracolo che cammina", la canta il padre nel libro che – come hanno spiegato al folto pubblico – è nato dopo quasi dieci anni di “maturazione”. Alessia percepisce carezze vocali che nelle onde sonore si propagano nell'aria e, "presa da incantamento", essa stessa si propaga e trasmette gioia – "tutta la vita, una gioia infinita" -, parlando il linguaggio della poesia e della letteratura, della musica e dell'arte come hanno raccontato durante la serata Riccardo Mazzeo, della casa editrice Erickson, il critico d'arte Giacomo Bonazza e il musicoterapeuta Giordano Angeli.
Una figlia che secondo le categorie normali è persa – clinicamente è una paziente con esiti permanenti da meningoencefalocele occipitale, tecnicamente una disabile con handicap gravissimi, sanitariamente una persona non autosufficiente, giuridicamente un soggetto interdetto, assistenzialmente una invalida al cento per cento – un curriculum che la accompagna dal primo giorno di vita, ma che non si esaurisce qui. Perché ci sono cose che "la bellissima ragassina" fa, parole che inventa, frasi che costruisce, significati che sulla coda dei suoi yeeeeeen si fanno spazio, ironici – "lei capisce, per quello", dice di se stessa -, a volte bizzarri altre azzeccati. Ma sempre affidati ad una voce che sa cantare la bellezza dell'esistenza.
E ogni giorno dei suoi 28 anni, è un giorno in cui Filololò – uno dei suoi autoritratti – continua a remare, testardo, e segue la sua rotta, misteriosa e invisibile, ma, impressa dentro, lascia tracce ed è il sigillo di una vita strappata alla morte e all'"oblio grigio che di solito risucchia le vite anormali nell'indifferenza o nella commiserazione". Vita che irrompe, spiazza, complica.
Alessia da anni gode nel partecipare a esperienze di musicoterapia in una stanza dove prende corpo la musica che nessuno ha ancora scritto, o visto, ma lei sì. "Giochi musicali" che nascono da spartiti interiori, improvvisando o accordandosi perfettamente sulle linee melodiche proposte. "E ogni nota si illumina in volto. L'ineffabile mistero del Bello".
Poetessa, abitatrice di sogni, artista della parola cantata. E molto altro. Il suo corpo, nota il fratello in un tema scritto a tredici anni, è composto per l'80% di musica. Il resto sono accordi, risonanze, simpatie che introducono alla dimensione dell'amore, quella che emerge mentre il padre dialoga scherzosamente con lei, elencando i mestieri che ha imparato per crescere Alessia: interprete simultaneo e ascoltatore notturno, scudiero e "cacciatore di sua figlia" come il giovane Holden lo era di segale, "per salvare le vite dei bambini che giocavano sull'orlo del precipizio".
Filololò è un ritratto a più voci, complementari, un racconto poetico-letterario in cui i genitori-autori si mettono a nudo, e per questo sono capaci di infondere speranza. Stando sul precipizio con Alessia hanno capito che "la voce dell'anima parla piano", che "esistono margini per la felicità nella parola spoglia del reale". Che "la notte resuscita nell'alba". E scorrere le fotografie dell'album di questa giovane donna, inserite alla fine del libro, è come entrare nell'intimità sua e di una coppia che ha sperimentato "il giorno prima" – "sono sempre normali i giorni che devono marcare il salto, l'abisso tra il prima e il dopo" -, ma non si è lasciata attrarre da quella spaventosa vertigine, aprendosi a ciò che la vita è diventata insieme ad una figlia di cui essere orgogliosi.
A fare da contrappunto musicale ai vari interventi, creando l'atmosfera festosa di un club di musica jazz, l'ispirata band Curly Frog & The Blues Bringers trascinata da Samuele Ghezzi che ha dedicato alla sorella il brano iniziale, "Shake your leg". L'incedere avvolgente della forza gioiosa di una famiglia che, invitando in uno spazio finora privato, costellato dai voli di un aquilone senza corda che, pur risucchiato a terra, "sembra appendersi al cielo", ha affidato Alessia a tutti, rendendola figlia di ognuno. Non anomalia dell'esistenza o bizzarria del caso, ma un mondo da capire, decifrare. Amare.
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