Sarà realizzata una mostra-ponte con le opere realizzate dagli studenti di Trento, Rovereto, Třeboň e Bechyne, a testimonianza di quante storie e quante “visioni” si possano modellare studiando le arti
Intorno a Třeboň, Bassa Boemia, Repubblica Ceca, si respira la magia della natura. Un verde, che per la verità climatica è spesso grigio verde, che rasserena. Così come affascina la tranquilla armonia di una cittadina di meno di 10 mila abitanti che attrae migliaia di ospiti con i benefici sanitari delle sue terme e le suggestioni delle sue storiche architetture. Bechyne è un altro gioiellino tra le cittadine della Boemia non troppo distante da Praga.
Tra la scuola dei creativi di Trento, l'Istituto Vittoria, e le due scuole d’arte che stanno rispettivamente a Třeboň e a Bechyne nacque un gemellaggio parecchi anni fa, stimolato dalla casualità produttiva di un incontro a Juventas, la fiera dell’arte scolastica che si tiene nella capitale della Bassa Boemia. Quel contatto prese poi la forma di una collaborazione didattica ma – fatto ancora più importante – umana. Si avviò uno scambio tra studenti e docenti trentini e cechi. Scambio d’esperienze, scambio di tecniche, scambio di attività laboratoriali attraverso un’ospitalità reciproca capace di incrociare le conoscenze ma ancor più le culture, le sensibilità, le abilità, le personalità. I gemellaggi, infatti, sono fucine di amicizie, stimoli all’apertura mentale, scoperta di orizzonti. Si andò avanti per un po’, con un portfolio di scambi davvero ricco.
Poi, un paio d’anni fa, lo stop improvviso della collaborazione sul quale è bene stendere un velo pietoso per non aprire l’imbarazzante capitolo dei danni che il mix tra arroganza e insensibilità gestionale può provocare ad una scuola. Per fortuna lo stop durò poco. L’attuale presidenza del Vittoria (che con il Depero ed il Bonporti è diventato Liceo, delle arti) un anno fa ha riattivato il gemellaggio con la Boemia. E la “ripresa” è stata tanto positiva che quest’anno ci si sta attrezzando per un salto ulteriore di qualità.
Nei giorni scorsi, infatti, una “missione diplomatica” dell’Istituto delle Arti capitanata dal dirigente Rasera si è recata in Boemia per definire i contenuti dello scambio che porterà in Trentino una pattuglia di studenti e docenti di Třeboň e Bechyne. E viceversa. Il gemellaggio, insomma, è destinato non solo a consolidarsi ma anche a crescere nella proposta e nella portata. Nella primavera, infatti, i boemi che verranno in Trentino ed i trentini che andranno in Boemia non avranno solo l’occasione di vivere una settimana di scambio creativo nei rispettivi laboratori. C’è di più: si costruirà una mostra ponte – alcuni mesi in Trentino ed alcuni mesi in Boemia – con opere realizzate dagli studenti delle due realtà a testimonianza di quante storie, quante tradizioni, quante “visioni”, si possano modellare studiando “le arti”.
E quando si dice che un gemellaggio cresce, non si dice a caso. Se fino ad ora lo scambio aveva riguardato il Vittoria, ora sarà coinvolto anche il Depero immaginando, chissà, una prospettiva in cui in futuro anche il coreutico e musicale Bonporti possa fare la sua parte. In Boemia, nelle due scuole di Třeboň e Becvhyne che hanno spazi, operatività, numeri e prerogative molto diverse tra loro, ci si concentra da una parte sul vetro e dall’altra sulla ceramica, la grafica e la multimedialità. A Třeboň il vetro – i cristalli di Boemia, si sa, sono uno storico “must” – è il materiale con il quale agli studenti si chiede di tenere viva una storia per adattarla, semmai, ai tempi mutati nella modernità delle forme e delle ideazioni. Un atelier in mansarda dà la precisa idea di quanto si possa stupire lavorando il vetro ma gli studenti in tuta e ciabatte che svolgono con attenzione i compiti impartiti alle macchine da valenti professori artigiani dà un’idea di passione ancora più precisa. A Bechyne, invece, la ceramica la fa da padrona negli ampi ed invidiabilissimi spazi di una scuola che eccelle anche per la grafica. La ceramica che guarda l’antico, che frequenta il contemporaneo e che esplora il futuro: ecco il frutto dei laboratori della progettazione, ecco il risultato del calore che fa uscire le opere grezze dai tanti forni in dotazione alla scuola, ecco il prodotto di un’attenzione modello “Ghost”, (ve lo ricordate il film?) che modella l’argilla mentre “gira” e cola acqua. Insomma, per farla breve, in Boemia c’è da condividere una manualità affascinante.
La stessa che i boemi potranno sperimentare nel loro soggiorno nei laboratori del legno o dei metalli al Vittoria. Con in più uno sguardo che certamente sarà curioso nell’esperienza grafica e multimediale che ha reso famoso il Depero a Rovereto. Scambio di ospitalità ed esperienze. Periodi – una settimana – che dal punto di vista tecnico-didattico hanno il loro bel valore ma che dal punto di vista umano e relazionale hanno un valore doppio. O quadruplo visto che sono coinvolte quattro scuole. Per l’Istituto delle Arti a guida Rasera – d’altronde – l’Europa non è, non può essere, geografia. L’Europa deve essere umanità che si contamina, s’intreccia, collabora nelle grandi come nelle piccole realtà. E l’arte – in questo processo di crescita vitale – può essere il linguaggio comune. Una lingua che quando è parlata dai giovani – dagli studenti che a scuola s’esprimono “creando” – non ha miracolosamente bisogno di un vocabolario.
Lascia una recensione