Bambini in posa

A Castel Tirolo una mostra di ritrattistica infantile dal Cinquecento ad oggi

Benché le regole della serietà e della convenienza abbiano da sempre contraddistinto gli insegnamenti legati all'educazione, colpisce vedere come i bambini siano stati indotti a pose eccessivamente serie, spesso tra il cupo e l'annoiato, per posare per i ritrattisti che li avrebbero consegnati – nonostante il loro innocente disinteresse – alla storia. Questo e altro si può osservare nella mostra Il sogno della vita che verrà, curata da Leo Andergassen, che si tiene a Castel Tirolo (Bolzano) fino al 22 novembre (ore 10-17, lunedì escluso; euro 7). È una mostra che espone ritratti dell'infanzia di pittori di vari paesi e culture, dal Cinquecento ad oggi, confrontando stili, tradizioni e tipologie d'arte differenti – si termina infatti con la scultura e la fotografia contemporanea.

Le prime opere sul tema nascono nel Cinquecento nella cerchia della famiglia imperiale degli Asburgo, quando Ferdinando I fece ritrarre i propri figli da Jakob Seisenegger: ritratti che mostravano già chiaramente il destino che attendeva i rampolli, che fino al XVII secolo vennero spesso rappresentati nella funzione loro predestinata dalla nascita.

Anche le famiglie nobili all'epoca facevano ritrarre i figli, per mandare i ritratti ad altri casati in vista di trattative matrimoniali. Un caso singolare è quello della “scolaresca di Tares”, dove i giovani alunni (maschi e femmine) che frequentavano una scuola privata furono documentati in pose impettite e ben poco adatte all'età dei giochi. Un altro tipo di ritratti è quello funebre, che commemora i bimbi mancati precocemente: qui si trasmette il senso di malinconia e di dolore legato alle giovani vite scomparse.

Nel tardo barocco troviamo poi il ritratto di famiglia, mentre nell'epoca illuminista si presta maggiore attenzione a ciò che denota l'individualità del bambino e il suo carattere. Nella prima metà dell'Ottocento le rappresentazioni dei fanciulli si evolvono e sono in genere sempre legate ad un contesto preciso; spesso i bambini sono ritratti insieme a genitori e fratelli. Tra fine Ottocento e il Novecento stili e problematiche espressive cambiano radicalmente ed emerge la tendenza a una sempre maggiore espressività, che coinvolgerà anche la scultura e la fotografia.

Al termine dell'esposizione (con opere, tra gli altri, di Wasmann, Craffonara, Egger-Lienz) si riflette non solo sui diversi modi e sull'evoluzione di questo tipo di ritrattistica, ma anche su come queste opere riflettano le sottili sfumature della società e dei suoi cambiamenti. Si passa dalla rappresentazione pittorica uniformata al servizio della nobiltà a quella dell'immagine intesa dalla borghesia illuminata come momento rievocativo – in entrambi i casi con stretti legami col mondo degli adulti. Solo da fine Ottocento in poi viene progressivamente restituito ai bambini il piacere del gioco e la possibilità di manifestarsi senza costrizioni, nella spontaneità che caratterizza la loro condizione.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina