Canal San Bovo, ieri alluvioni, oggi un paradiso

Il nome Canal San Bovo deriva dal termine dialettale di sambuco (Sambovo), dalla voce latina Sambucus.  Nel 1275 un documento lo cita come Canale Sambugo. Per assonanza si è creato un nuovo Santo, San Bovo, di cui esiste una statua nella locale chiesa.

Nel 1020 la zona era del vescovo di Feltre. Poi passò agli Scaligeri, a Carlo di Lussemburgo, ai tirolesi, de Lupis e Carraresi. Infine nel 1401 ai Welsperg di Monguelfo. Nella Grande guerra Cima Cauriol fu conquista dagli alpini il 17 agosto 1917.

La valle è formata dal Vanoi che si getta nel Cismon. L’economia locale è silvo-pastorale, lavorazione del legname e alpeggio. Oggi gode di un certo turismo (escursioni e passeggiate nel Parco naturale di Paneveggio-Pale di S. Martino). Nell’alluvione del 1823 una frana formò il pittoresco lago che inghiottì 26 case e 19 fienili e cancellò, nel 1826, la frazione di Remessori.
Lo stemma, adottato il 2 ottobre 1929, allude al mitico lago prosciugato da un buco fatto dalle lontre nell’argine del Vanoi. Su fondo rosso reca una lontra tra due palme. Gli ornamenti esteriori sono di Comune con fronde di alloro e quercia legate da un nodo rosso con cocche e nastri bifidi agli estremi.

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