Antonio Rosmini (1797-1855) è stato ricordato il primo luglio, ricorrenza della sua morte, nel santuario del SS. Crocifisso di Stresa dove è sepolto. Una Messa alla presenza di numerosi trentini giunti da Rovereto e Vallagarina (vedi pag. 21, con le celebrazioni locali) è stata celebrata dal vescovo Luigi Bressan, il quale nell'omelia ha paragonato il beato “modello della sequela di Cristo” all'apostolo Paolo. A Stresa c'è la sede madre dell'Ordine dei Rosminiani, la biblioteca personale, al centro delle visite di centinaia di persone, studiosi e devoti, che ogni anno aspirano a conoscere i luoghi tanto cari al prete filosofo roveretano, citato e ammirato da tutti i Papi del Novecento, ma soprattutto dai pontefici post-conciliari, tra i quali anche Francesco. Bressan lo ha indicato come l'uomo della carità materiale e culturale tanto da riservare tutti i suoi beni alle necessità della gente povera. Ha poi citato i “tempi non facili”, vissuti dal Rosmini per il pullulare di idee nuove con tensioni tra conservatorismo e ideologie atee, contrasti tra una nuova laicità e la religiosità del popolo, nuove correnti politiche e culturali, innovative e reazionarie, l'apertura al mondo extra-europeo e il persistere di un etnocentrismo nazionalista. “Ma don Antonio Rosmini – ha detto Bressan – si immise nelle sfide con una grande produzione letteraria, cosciente dei rischi e umile, congiungendo pensiero e preghiera, ma anche con il carisma speciale di cui Dio lo aveva dotato e che con dedizione costante aveva affinato” indicando nella misericordia e nella giustizia il tracciato per giungere alla santità”.
Lascia una recensione