In mostra a Trento il “pensiero disegnato” di Gemma Nardelli Mosna
Con una mostra a Torre Mirana, a Trento, la pittrice trentina Gemma Nardelli Mosna ha fatto sintesi della sua produzione artistica degli ultimi 15 anni, dimostrando quanto non sia intellettualmente sedentaria ma, al contrario, reattiva e dinamica. Il rischio di un assemblaggio disordinato o di un banale ordine cronologico è stato evitato dal rigoroso intervento dell’amico Luciano Casotti. Dei circa centocinquanta quadri individuati come i più significativi della sua produzione, con buon gusto e competenza ne ha selezionati trentacinque raggruppandoli per precise aree tematiche ed esponendoli ariosamente. Ne è risultata una mostra, dal titolo “Il pensiero disegnato”, che esalta ciascuna opera e ne facilita la lettura d’insieme.
Le case sono per Gemma Nardelli uno struggente ricordo di una gioventù trascorsa in collegio quasi nell’attesa dell’agognato ritorno a casa. La casa metafora della mamma, del tepore, del bene, del buono, delle emozioni positive. Spesso queste case sono nettamente marcate da una spessa linea nera che le contorna, le definisce e le compatta. Quelle più lontane si spingono in fuori, in avanti, quelle in primo piano vanno dentro, all’indietro: si attiva così un gioco dinamico che permea tutto il dipinto. Gli alberi, raggruppati come in un bosco o dipinti singolarmente, sono spesso alberi importanti, dal tronco solido e abbondantemente ramificati: come i ciliegi, per capirci. La loro compattezza è accentuata dall’uso del tutto parsimonioso dei colori. Spesso sono solo di nero e di rosso, il bianco è quello del fondo. Le campiture sono maschie, nette, decise, senza elaborazioni né sfumature, quasi fossero stese con la tecnica della serigrafia. I fiori, spesso presenti negli alberi, sono anche un tema a sé, carico del valore simbolico, poetico, estetico, e persino del profumo ad essi proprio, che per antonomasia i fiori rappresentano. Per oggetti intendiamo soprattutto tazze e tavole apparecchiate.
Nardelli segue un percorso del tutto personale e originale, non copia affatto. Peraltro, per sua stessa orgogliosa ammissione, sfoglia molti libri e cataloghi dei pittori più diversi. In questo senso è lecito azzardare dei richiami fra alcune sue opere e altre di autori più noti. Non perché a questi Nardelli si sia riferita ma quali semplici suggestioni interpretative, solo per meglio interpretare i suoi quadri. Le sue prime case, fitte e affastellate l’una sull’altra, si potrebbero accostare a quelle dell’austriaco Friedensreich Hundertwasser mentre le più recenti, decisamente compatte (lei dice che negli anni le case le si sono “raddrizzate”), fanno tornare alla mente, piuttosto, il rigore geometrico dell’olandese Piet Mondrian con le sue note campiture di colori primari contornate di nero. Altrettanto, alle nature morte della pittrice trentina potremmo accostare certa produzione di Henri Matisse oppure anche quella dei nostri Alda Failoni o Albino Rossi.
Inaugurata davanti a un numeroso pubblico da Paolo Castelli e Luciano De Carli con pure l’apprezzato intervento musicale del quartetto di Gardolo “Lacho Drom”, la mostra “Il pensiero disegnato” rimarrà aperta nella sala Thun di Torre Mirana (Trento, angolo via Belenzani – via Roma) tutti i giorni fino al 14 giugno, con orario 10-12 e 16-19.
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