Cimego, l’organo vive

Anche il Festival di Musica Sacra nobilita l'originale strumento firmato Carli

Il nuovo organo di Cimego, costruito da Giorgio Carli che lo ha ultimato nel 2014 e prossimo al concerto inaugurale nell'ambito del 44° Festival di Musica Sacra, si presenta nel panorama organario della provincia di Trento in maniera assolutamente originale. È pur vero che ogni organo è diverso dall’altro e quindi ha in sé il germe dell’originalità: ma qui siamo davanti ad un unicum perché fortemente personalizzato e indirizzato a raccordarsi con la tradizione organaria barocca tedesca di cui Gottfried Silbermann è il massimo rappresentante.

Rifarsi all’arte organaria di Silbermann per Carli non è stato soltanto volgere lo sguardo verso un estetica di etichetta, ma ha comportato assorbirne le qualità tecnico-costruttive e soprattutto la lezione sulla pronuncia del suono. È proprio attorno alla “parlata” di questo organo, intonato fedelmente secondo gli strumenti di Silbermann ancora oggi esistenti in Sassonia, che si riversa l’unicità di questo strumento. Già, perché non solo in Trentino ma in tutto il nord-Italia organi di questo genere si contano sulle dita di una mano. Dell’organo precedente (Aletti 1929), ormai deperito per la scarsissima qualità costruttiva e per l’impiego di materiali poveri, si è salvata solamente la cassa monumentale, appartenente all’organo Cadei del 1844. In questo suntuoso contesto è stato costruito il nuovo organo di 23 registri a trasmissione meccanica con due tastiere e pedaliera.

Il tassello di questo nuovo strumento si inserisce con molta intelligenza nel patrimonio organario: la qualità e la bellezza qui arrivano ad una sintesi mirabile di cui la comunità di Cimego (e non solo) può andare davvero fiera. Per questo motivo, in realtà, è l’intera Diocesi trentina che guadagna una perla preziosa: il patrimonio organario è davvero cospicuo e diviene motivo di riflessione guardare a tale patrimonio nella sua evoluzione degli ultimi cinquant’anni. Sono stati costruiti novanta organi nuovi, vale a dire un terzo di tutto il patrimonio, oltre a centotrenta cantieri per opere di manutenzione e restauro, il che corrisponde a metà di tutti gli strumenti presenti.

Pur in tempo di crisi, questi dati ci dicono che non viene meno lo slancio che la grande tradizione organaria e organistica della nostra Provincia ha maturato nella persona e nell’attività di Renato Lunelli, padre dell’organologia moderna. E non viene meno nemmeno l’interesse delle persone che ancora numerose accorrono con curiosità e attenzione alle numerose proposte concertistiche che questi strumenti permettono. Soprattutto non viene meno la sensibilità di parroci e organisti che curano la loro formazione anche ai corsi dell’Istituto Diocesano di Musica Sacra. Non mancano poi i casi di fedeli che con generosità si attivano per incoraggiare iniziative di questo genere: ne è di esempio l’organo di S. Lorenzo in Banale, appena inaugurato che è stato interamente donato da un benefattore.

Paolo Delama

delegato diocesano per la Musica Sacra)

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