Ha chiuso domenica sera i battenti un'edizione numero 63 del Film Festival di Trento apprezzata dal pubblico e segnata dalla solidarietà: con le popolazioni nepalesi colpite dal terremoto e con le famiglie dei tre alpinisti trentini rimasti colpiti del sisma. Più volte è capitato che l'appassionata platea dell'Auditorium o i partecipanti ai vari incontri di Montagna Libri esprimessero un ricordo per le vittime del Nepal.
Così nella serata forse più intensa, quella dedicata ai “Cercatori d'infinito”, felicemente proposta da Elio Orlandi anche come omaggio ad una figura originale del mondo alpinistico trentino, Armando Aste. Quando l'amico presentatore ha citato i morti in Nepal l'anziano alpinista roveretano, classe 1926, è come scattato in piedi, invitando il pubblico del Festival a fare altrettanto per raccogliersi in un commosso ricordo.
Una serata dedicata alla “conquista dell’inutile, purchè sia una cosa magnifica”, come è stato ribadito fin dalle prime suggestive immagini che raccontavano un alpinismo “sano, sobrio e generoso” praticato da Aste fin dagli anni Sessanta e testimoniato da sinceri amici come Frizzera, Miorandi e Franco Solina.
Più che un'esaltazione è stata una sottolineatura – favorita dalle voci degli “Armonici di Vermei” – della dimensione personale, trascendente, per questo forse anche insondabile, che la montagna porta con sé.
È rispettoso di ogni scelta e di ogni approccio Aste, che peraltro, non teme di dichiararsi cattolico e di sostenere che la conquista di una vetta è sempre qualcosa di relativo, di parziale: “La vetta suprema è solo l’abbraccio di Dio: adess che volè che ve diga…” aggiungeva con uno dei suoi spunti in dialetto.
E quando Orlandi “re della Patagonia” gli ha voluto regalare a sorpresa lo storico chiodo lasciato da Aste sulla via alla Torre del Paine, Armando gli ha risposto: “Tienilo tu, come segno del legame fra noi. Semmai un giorno mi donerai uno dei tuoi”. Una serata indimenticabile e anche coraggiosa, confortante per chi ama camminare “Nella luce dei monti”, come s'intitola l'ultimo volume di Aste pubblicato da “Nuovi sentieri”.
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