La coerenza di Joan, icona del folk impegnato, una voce contro la guerra e l'ingiustizia
Il suo amore per la musica e la sua voce d'usignolo si sono sempre intrecciati con la sua coscienza sociale e il suo impegno appassionato per la pace e la nonviolenza. Sempre in prima linea, armata solo della sua chitarra, negli anni Joan Baez ne ha combattute di battaglie: da quelle accanto a Martin Luther King e agli studenti neri fino alla guerra del Vietnam, dalla Cecoslovacchia al Cile di Pinochet, da Sarajevo alla Polonia con Solidarnosc, fino alle lotte per l'ambiente, all'era Bush e a Occupy Wall Street. Paolo Caroli le ha raccolte tutte in un saggio, da poche settimane in libreria con Il Margine: “Le battaglie di Joan Baez – La voce della nonviolenza” (142 pp, 12 euro). L'intento dell'autore, classe 1986, avvocato e giornalista trentino (è dottorando in diritto penale internazionale e collabora con l’Adige nel settore cultura e spettacoli), era quello di colmare un vuoto nell'editoria italiana circa la figura di questa icona della musica folk e dell'impegno civile. Il libro ripercorre la biografia artistica e al tempo stesso di attivista di Joan Baez, con moltissimi riferimenti alle sue canzoni e alla sua carriera (da quel primo concerto di Pete Seeger all'incontro con Bob Dylan, che cambiarono la sua vita, fino a Woodstock, al Live Aid…) perché, come dice lei stessa, nella sua vita la dimensione politica non può essere scissa da quella musicale: la sua musica voleva cambiare il mondo.
Quella di Paolo Caroli non è una piatta biografia: l'autore, che si dichiara un fan appassionato della “madonna scalza”, racconta con uno stile fresco e leggero, ma sempre precisissimo e documentato, la personalità eclettica e libera di una donna coraggiosa, forse ingenua nella sua istintività, ma straordinariamente coerente con i suoi ideali di pace ed eguaglianza. Emerge dalla narrazione, ricca di personaggi ed eventi di allora, come Joan Baez abbia usato la sua voce per darla a chi non l'aveva – sfruttati, oppressi e ribelli – rifiutando le etichette e spendendosi a fianco di persone anche molto diverse ideologicamente, a volte persino apparentemente inconciliabili. La sua musica, che ha contribuito alla formazione di un'opinione pubblica antimilitarista e democratica in America e in Europa, è un impegno di opposizione a qualsiasi forma di ingiustizia e oppressione, indipendente dal cambio dei venti e delle stagioni politiche. Essa può riassumersi soltanto in un costante e appassionato inno alla vita, così bene espresso da quel brano di Violetta Parra, “Gracias a la vida” che Joan Baez ha rivalorizzato e fatto suo.
Vedendola in concerto nel 2004, il giovane Caroli è rimasto affascinato da quella “signora con un vestitino corto” e ha capito l'estrema attualità del suo canto politico. I concerti di Joan Baez diventano “luoghi in cui ancora si combatte il pessimismo e il relativismo”, l'individualismo e la “freddezza” che caratterizzano la nostra epoca, una festa in cui si celebra, attraverso il canto, la gioia dell'empatia tra uomini che ancora sperano e credono nella dignità umana.
È questo il messaggio che l'autore vuole lasciare ai giovani di oggi con questa sua opera prima. Cambiano le guerre, le ingiustizie sociali, gli scenari geopolitici, le ideologie e le speranze, ma rimane questo esempio splendido di coerenza e di impegno, che con la musica lotta in nome della bellezza della vita.
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